rima che iniziasse la sua ascesa al potere in Germania, Adolf Hitler, durante il suo soggiorno viennese, affermava: “Dovunque andassi cominciai a vedere ebrei e quanto più guardavo, tanto più netta appariva ai miei occhi la differenza tra loro ed il resto dell’umanità. ... In seguito cominciai a sentirmi nauseato dall’odore che emanavano quegli esseri avvolti nel cafetano”.
Condannando gli ebrei nel suo Mein Kampf, Hitler li accusava, tra le altre cose, di essere responsabili della prostituzione e della tratta delle bianche: “Allorché per la prima volta identificai negli ebrei i freddi dirigenti, svergognati e calcolatori, di un traffico tanto disgustoso del vizio tra la feccia della grande città, un brivido mi serpeggiò lungo la spina dorsale”.
“NOI SIAMO UN’ORGANIZZAZIONE MAFIOSA, PERCHÉ IL NOSTRO CONCETTO DI LIBERTÀ È DIVERSO DA QUELLO DELLE ALTRE PERSONE".
È bene tuttavia ricordare che a quell’epoca tali idee non venivano espresse solo dal futuro dittatore pazzo, ma anche da molti organi della stampa “democratica” tedesca. Erano concetti, quelli, che più tardi furono innalzati a vessillo ideologico del regime nazista dal famigerato Der Stürmer, settimanale di Norimberga diretto da uno dei favoriti di Hitler: Julius Streicher, gerarca nazista della Franconia, noto pervertito e personaggio fra i più sinistri del Terzo Reich. Mentre la figura di Hitler, però, è stata inghiottita dalla storia, le sue idee di razzismo e d’intolleranza stanno vivendo oggi in Germania una nuova “giovinezza”. L’influenza di quell’uomo, sfortunatamente, comincia di nuovo a ripercuotersi anche in Italia.
Il Mein Kampf di Hitler era intriso di allusioni circa ebrei che seducevano innocenti fanciulle cristiane, inquinando così la “purezza” della razza ariana. Più tardi Der Stürmer cominciò, nelle caricature che pubblicava, a dipingerli come loschi figuri.
“A poco a poco”, scriveva Hitler “cominciai a odiarli. ... Quello fu per me il momento di massima elevazione spirituale della mia vita: avevo cessato d’essere un cosmopolita incerto, per diventare antisemita”.
Grazie ad un’abile propaganda e all’implacabile annientamento di qualunque opposizione, il più famoso genocida del 20° secolo è riuscito in seguito a convincere alla sue turpi idee razziste e a trascinare nei suoi folli piani di sterminio milioni di tedeschi, convertendoli all’odio verso tutto ciò che fosse ebraico addirittura verso tutto ciò che fosse “non ariano”. Fu un’epidemia di follia collettiva, istigata e tenuta viva da una massiccia propaganda denigratoria contro tutte le minoranze etniche e religiose.
Andreotti Loria Avvocato dell’Aris, Associazione dedita alla propaganda terroristica antireligiosa.
Persino nelle sue ultime volontà, scritte solo poche ore prima della morte, Hitler lanciava sugli ebrei la sua maledizione, incolpando loro della guerra che lui aveva scatenato.
Gli Attacchi Di Impronta Nazista Contro Religioni In Italia
Una scorsa anche superficiale alle cronache, però, rivela che le campagne antireligiose non sono un fenomeno circoscrittibile alla sola Germania nazista degli anni trenta e quaranta.
L’Italia, nel medesimo periodo, cadeva sotto l’influsso di quell’intolleranza antireligiosa, scagliandosi contro le minoranze religiose colpevoli solo di professare un credo inviso a certe forze politiche.
Il 9 aprile 1935, ad esempio, il Ministero degli Interni emanava una circolare (n. 600/158), nella quale si vietava l’esercizio di culto alle associazioni pentecostali, in quanto esse svolgevano attività considerate “nocive all’integrità fisica e psichica della razza”.
Nella circolare n. 441/02977 del 13 marzo 1940, intitolata “Setta religiosa dei Testimoni di Geova ... ed altre sette religiose i cui principi sono contrari alle nostre istituzioni” si leggeva, fra l’altro, che la setta dei Pentecostali “deve essere ritenuta pericolosa, sebbene in grado minore dei Testimoni di Geova”.
La circolare n. 441/027713 del 22 agosto 1939 recitava: “... È necessario quindi contrastare col massimo vigore tali sette, nocive tanto per l’ordinamento sociale, quanto per la sanità spirituale degli stessi seguaci i quali, con la morbosa esaltazione psichica a cui si abbandonano durante le pratiche di rito, cadono, non di rado, in un vero squilibrio mentale, così da dover essere ricoverati in istituti di cura”.
Ma ben più allarmante e pericoloso è il fatto che analoghi pregiudizi siano sopravvissuti, in Italia, anche nel periodo postbellico e costituzionale.
Come scrive il Prof. Sergio Lariccia dell’Università “La Sapienza” di Roma nella sua opera La Libertà religiosa nella società italiana, “La lunga, costante, irriducibile persecuzione contro le minoranze religiose in Italia, gli impedimenti posti dalla polizia all’esercizio delle loro attività, gli ostacoli all’apertura di nuove chiese, il ripetersi degli odiosi attentati alle più elementari libertà dei cittadini italiani in materia religiosa si verificarono quando già era vigente una costituzione che prevedeva delle garanzie formali idonee ad evitare ogni forma di intolleranza religiosa e quando era al governo del paese un partito, i cui rappresentanti si presentavano come i più autentici difensori della libertà ed i più sicuri garanti della democrazia”.
Mentre capi religiosi, studiosi e politici di tutto il mondo lavorano a risolvere gli anacronistici conflitti etnici e religiosi ancora esistenti, un gruppuscolo di neofascisti sembra determinato a far sì che l’Italia cada, a livello internazionale, in quello stesso discredito in cui è piombata la Germania a causa dell’impenitente propensione alla violenza contro le minoranze.
Il giornalista tedesco Michael Schmidt, nel suo libro Neonazisti, spiega chiaramente che l’intolleranza è cosa creata a livello internazionale da mercanti d’odio che ne tirano i fili da dietro le quinte.
Dietro le bande degli “skinhead” si profilano ideologi che mirano con lucidità al potere, scrive lo Schmidt e, accanto a questi ideologi, dei reduci del Terzo Reich, ex ufficiali delle SS, militanti hitleriani come Otto Riehs, già guardia del corpo del Führer nel ’44. Sotto la guida di simili individui, i naziskin si sono dati una struttura organizzativa articolata e parzialmente clandestina, stringendo contatti con movimenti analoghi in Europa e negli Stati Uniti.
Il livore antireligioso è caratteristica comune tra i fanatici. Magari non sfoggieranno gli stessi tatuaggi, il cranio rasato ed altri simboli esteriori dei neonazisti, ma il fanatismo con cui tentano di distruggere le religioni è il medesimo. Nei loro atti proclami, nei loro documenti e nelle loro pubblicazioni, nei loro illeciti (incluso quello che, in modo fuorviante, ridefiniscono “deprogrammazione”) si ravvisa la stessa furia distruttiva che animava i nazisti nei roghi dei libri e nella notte dei cristalli.
Aggressioni E Violenze Per Infrangere La Fede
In Italia oggi uno dei personaggi antireligiosi è un certo Ennio Malatesta, imprenditore monzese senza alcuna preparazione culturale o teologica, sostenuto però dall’ossessione di istigare alla lotta contro le religioni, che si concretizza anche in quelle violente aggressioni per infrangere la fede altrui note sotto l’eufemismo di “deprogrammazioni”.
“Malatesta è il fondatore di un’associazione denominata Aris ... finalizzata alla cosiddetta deprogrammazione, nonché (come da lui stesso ammesso) sequestratore di persone aderenti a movimenti religiosi a lui non graditi”, riportava La Nazione il 6 aprile 1989.
”... È lui stesso a confermare, ad esempio, di avere partecipato ad una riunione “riservatissima” tenutasi a Firenze all’inizio dello scorso autunno, alla quale avrebbero aderito alcuni alti ufficiali dei “servizi” tra i quali un colonnello, poi qualificatosi con il nome di battaglia di Giorgio Rossi, e il deprogrammatore Martin Faiers...” (Valle Staffora, Oggi, 13 febbraio 1987). (Il Faiers è stato arrestato diverse volte per tali crimini, ed è stato espulso dalla Svizzera dopo esser stato condannato per un sequestro di persona, nel corso del quale aveva usato le manette ed il gas lacrimogeno per rapire la vittima.)
Il Malatesta ha percosso la moglie quand’era incinta, fino a fratturarle il naso, furente perché lei non voleva tradire le proprie convinzioni religiose facendo uso di anticoncezionali. “... il nostro era un matrimonio sballato”, ha dichiarato la moglie alla stampa, “... sono scappata perché non ne potevo più delle botte di mio marito”. (Corriere della Sera, 28 agosto 1988). Oltre ad una inclinazione alla violenza, il Malatesta nutre una simpatia per Mussolini, che impone agli altri “La domenica in casa ascoltavamo i dischi dei discorsi del duce”, ricorda la moglie Maria Merlo, che ora vive sola coi loro cinque figli. (Grazia, 11 maggio 1989).
Aris: “Noi Siamo Un'Organizzazione Mafiosa” continua...
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