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L’ultima volta che le bombe sono piovute su Belgrado, furono gli aerei di Hitler a lanciarle. Ma a differenza dei recenti tentativi NATO di fermare il genocidio, l’attacco nazista era stato lanciato per farlo progredire.
opo l’invasione nazista della Jugoslavia avvenuta nel 1941, il territorio venne diviso tra la Germania e i suoi alleati, tra cui gli ustascia, un gruppo di croati fascisti. Gli ustascia crearono lo “Stato Indipendente di Croazia”, un alleato delle forze dell’Asse.
I programmi di “purezza razziale” vennero condotti su serbi, ebrei, zingari ed altri gruppi etnici. Ne vennero uccisi oltre 600.000.
Ma incolpare esclusivamente Hitler della distruzione dei popoli balcanici, senza menzionare i milioni di tedeschi, polacchi ed altri ritenuti non degni di vivere, sarebbe una grave mancanza, come la storia ha provato.
Hitler stava egli stesso seguendo una macabra visione delineata da altri ancor prima di lui. Tra i suoi autori emerge Ernst Rudin, uno psichiatra che ha preparato la scena per l’Olocausto. Rudin era il presidente della Federazione Internazionale delle Organizzazioni di Eugenetica e un leader mondiale del movimento eugenetico che cercava di rimuovere dalla società “individui” inferiori tramite l’incarcerazione, la sterilizzazione o la morte.
Nel 1916 egli fondò il soggetto della “biologia ereditaria psichiatrica” che divenne “psichiatria genetica” negli anni ’30, e che in seguito venne usata per “giustificare” diversi tentativi di distruzione in massa di gruppi etnici indesiderati.
Nel 1933 Rudin venne scelto dal Ministro del Reich di Hitler per condurre il programma di purezza razziale della Germania. Rudin non perse tempo a stendere il testo della Legge sulla Sterilizzazione nazista, originariamente designata a sterilizzare “schizofrenici”, “alcolizzati” e “maniaco-depressivi”, i soggetti delle ricerche di Rudin. Con l’inizio di queste sterilizzazioni legalizzate, erano già pronti i programmi per sterilizzare i “neri” tedeschi. Il programma di sterilizzazione si estese sino ad includere ebrei, zingari e, per usare le parole di Rudin, “altri tipi di razze inferiori.”
Il programma di Rudin portò all’istituzione di un programma pilota di uccisione in diversi ospedali psichiatrici tedeschi. I primi a morire furono 375.000 malati di mente. Rudin elogiò pubblicamente Hitler per aver “reso realtà il suo sogno vecchio di oltre 30 anni”, imponendo “l’igiene razziale” sul popolo tedesco. Rudin ammise che quando il programma fu iniziato, egli non ne venne informato, “in quanto non era stato considerato corretto che dovessi avere un tale soggetto sulla coscienza.” Alla fine, il programma di genocidio “coinvolse praticamente l’intera comunità psichiatrica tedesca”, come riportato in Il mondo deve sapere, una storia dell’Olocausto dello scrittore Michael Berenbaum.
Ma le teorie psichiatriche che avevano generato il movimento di igiene razziale negli anni ’30 non finirono con la fine della seconda guerra mondiale e i tribunali che ne seguirono. E mentre la maggior parte dell’attenzione del mondo rimane focalizzata sulla Germania nel corso dell’ultimo mezzo secolo, le stesse teorie fondamentali di igiene razziale elaborate dagli psichiatri nazisti hanno continuato a germogliare nei vicini Balcani.
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