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Maratona per i Diritti Umani
 
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Diritti dell’Uomo


Maratona per i Diritti Umani




Atleti provenienti da diversi paesi del mondo aumentano la consapevolezza della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani durante i 4.500 chilometri che hanno percorso attraverso l’Europa.

Gli italiani si uniscono ad altri partecipanti provenienti dagli Stati Uniti all’Asia per celebrare uno storico viaggio per dare un monito contro l’intolleranza religiosa e sostenere i veri diritti umani.

C
entinaia di connazionali provenienti da tutta Italia si sono uniti ad autorità, rappresentanti civici, celebrità e altre migliaia di persone provenienti da paesi anche molto lontani quali il Giappone, in una celebrazione multi religiosa per i diritti umani che si è svolta il 25 ottobre. Il festival ha appropriatamente celebrato la conclusione della Maratona per i Diritti Umani 1999, una corsa storica di 4.500 chilometri, durata 13 settimane, che era partita da Atene lo scorso luglio.

La necessità di fare rispettare le convenzioni europee ed internazionali sui diritti umani è diventata evidente nel corso dell’ultimo anno, alla luce delle inumanità verificatesi nel Kosovo. Nel suo rapporto annuale del 1999, la Federazione Internazionale di Helsinki (IHF), un’organizzazione non governativa per i diritti umani tra le più importanti e universalmente rispettate con sede a Vienna, ha ammonito che le barbarie nelle regioni dei Balcani sono state precedute da “crescenti restrizioni riguardanti l’espressione, l’attività intellettuale e la società civile.”

In risposta a questa tendenza repressiva, l’Ufficio per i Diritti Umani della Chiesa di Scientology Internazionale ha organizzato la Maratona per portare attenzione e proporre delle soluzioni all’allarmante crescita degli stessi fattori che l’IHF ha individuato come la causa fondamentale dei conflitti nei Balcani.

Atterriti dalle brutalità nel Kosovo, i governi della NATO si sono sentiti di rispondere con la forza contro l’esercito di Milosevic. Invece, paradossalmente, i leader di questi governi sembrano essere inconsapevoli che i segnali di una crescente intolleranza identificati dall’IHF stanno ugualmente apparendo nei loro stessi Paesi. L’intolleranza nei confronti dell’altro per motivi religiosi è fomentata da membri del governo in alcune delle nazioni europee che fanno parte delle forze NATO. La situazione è ben documentata in decine di recenti rapporti da parte di agenzie per i diritti umani, che criticano funzionari perfino di governi europei “democratici”, in particolare Francia e Germania per vessazioni a danno di minoranze religiose.


Irving Sarnoff (sinistra), fondatore di Amici delle Nazioni Unite, e Grigoris Villianatros del Monitor di Helsinki, si rivolgono a migliaia di persone riunitesi ad Atene per il lancio della Maratona Europea per i Diritti Umani 1999.

Una rinnovata dedizione ai Diritti Umani

La Maratona, che ha goduto del sostegno di un gran numero di gruppi religiosi e per i diritti umani, ha attraversato la Grecia, l’Italia, la Svizzera, la Francia, il Belgio e l’Olanda, prima del suo finale ad Amburgo.

Al via della Maratona Europea, organizzatori e sostenitori provenienti dall’Italia e dall’intera Europa, dagli Stati Uniti, Canada e Australia si sono uniti agli atleti per accendere una fiaccola della libertà di 2,5 metri e per salutare la partenza dalla famosa Acropoli.

La squadra internazionale della Maratona era formata da 20 persone e comprende atleti provenienti da Europa, Stati Uniti, Canada, Sud Africa e Giappone, ai quali si sono uniti altri atleti man mano che attraversano ogni paese, tra i quali i nostri campioni di Maratona, il torinese Walter Durbano e l’olimpionica Maura Viceconte.


“L’iniquo trattamento delle minoranze religiose esprime ed aumenta le latenti tendenze di sciovinismo ed intolleranza che minacciano il pluralismo e la stabilità politica nella regione”

—-Aaron Rhodes,
Direttore Esecutivo Federazione Internazionale di Helsinki

 

La Maratona è stata un’impresa più ambiziosa della Marcia Europea per la Libertà Religiosa del 1998, una marcia storica di sei settimane che aveva coperto 3.225 chilometri in celebrazione del 50° Anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Come accadde nella Marcia del 1998, gli atleti e gli organizzatori della Maratona 1999 hanno incontrato il governo, leader religiosi e di comunità, passando per centinaia di paesi e città. Hanno anche raccolto migliaia di firme su un Proclama dei Diritti Umani, che serve come rinnovata dedizione agli ideali di libertà religiosa espressi nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Funzionari dell’Aia, del Parlamento Europeo in Belgio, dei quartieri generali dell’UNESCO in Francia e delle Nazioni Unite a Ginevra hanno tutti offerto il loro appoggio e firmato tale documento.

Il Proclama richiede di dedicarsi nuovamente agli ideali della Dichiarazione Universale per i Diritti Umani e specificatamente richiede alla Germania di “porre fine alla discriminazione religiosa governativa, criticata da enti internazionali per i diritti umani in 24 diversi rapporti, e di impegnarsi, invece, in una politica di dialogo.”

La Germania è stata scelta come destinazione sia della Marcia che della Maratona, come parte del lavoro internazionale per stabilire la tolleranza e l’uguaglianza per le minoranze religiose del paese. Due dozzine di rapporti internazionali sui diritti umani a partire dal 1994, tra cui quelli del Dipartimento di Stato americano, dei Relatori Speciali della Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e della Commissione di Helsinki, documentavano crescenti discriminazioni contro membri di minoranze religiose ed etniche in Germania nel corso dell’ultimo decennio del decaduto governo dell’ex Cancelliere Helmut Kohl. Da allora quella tendenza ha visto un miglioramento inadeguato, come dimostrato dagli ultimi rapporti sui diritti umani, tra i quali l’ultimo Rapporto Annuale 1999 sulla Libertà Religiosa del Dipartimento di Stato americano, pubblicato lo scorso settembre.


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