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Diritti dell’Uomo


Porre fine all’incubo dei Balcani


I soldati italiani sono ora nel territorio per aiutare a mantenere una fragile pace.

Ma se i leader cercano di prevenire un ulteriore bagno di sangue, il catalizzatore dietro le recenti turbolenze è stato sottovalutato.

“Mi sento responsabile perché ho condotto io stesso i preparativi di questa guerra, anche se non quelli strettamente militari. Se non avessi creato questa tensione emotiva tra le popolazioni serbe, non sarebbe accaduto assolutamente nulla.

“Io e il mio partito abbiamo acceso la miccia del nazionalismo serbo non solo in Croazia, ma anche in Bosnia-Erzegovina. È impossibile immaginare un Partito Democratico Serbo-bosniaco o un Karadzic al potere senza la nostra influenza.

“Abbiamo incitato e guidato queste persone, conferendo loro un’identità. Ho ripetuto loro in continuazione che vengono dal paradiso e non sono nativi di questa Terra.”


A
scoltate sul canale televisivo Yutel di Belgrado nel gennaio 1992, queste parole, e la persona che le ha pronunciate, rivelano di più circa il conflitto nei Balcani di tutte le interpretazioni date negli ultimi anni dai media e dai politici.

Chi le ha pronunciate è stato Jovan Raskovic, serbo-croato, psichiatra e fondatore del Partito Democratico Serbo (PDS) della Croazia.

La maggior parte del dibattito sulla situazione politica, sociale e militare negli stati balcanici omette di menzionare Raskovic. Tuttavia, come moderno demagogo della pulizia etnica nella regione, Raskovic ha giocato un ruolo fondamentale nella formazione degli attuali eventi. Il suo ultra nazionalismo e il suo fervore per la creazione della “Grande Serbia” hanno preceduto l’inizio dei massacri etnici in Jugoslavia di oltre un decennio. Sebbene sia morto lo stesso anno, il suo lascito è stata l’uccisione, la tortura e/o la violenza di centinaia di migliaia di civili.

Il bagno di sangue dei Balcani ha coinvolto pressoché tutti gli stati europei, dato che le forze militari della NATO, tra cui migliaia di soldati italiani, hanno iniziato a domare la violenza della “pulizia etnica”. Pochi, comunque, comprendono le forze sinistre che hanno avviato la guerra nel Kosovo.

La creazione di una nazione paranoica

L’influenza di Raskovic era iniziata nella sua città, Sibenik, nel sud della Croazia, all’inizio degli anni ’80.

Raskovic aveva esaltato la minoranza serba in Croazia parlando loro degli orrori commessi contro i serbi-ortodossi dagli ustascia, fascisti croati designati quali leader fantoccio dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Parlava incessantemente dei campi di concentramento da essi costruiti e degli “impulso istintivo al genocidio” della popolazione croata.

Come psichiatra esperto in paranoia, è difficile che Raskovic non fosse consapevole degli effetti creati dai suoi racconti dei massacri di bambini serbi o di donne serbe sventrate, eventi che erano accaduti circa 50 anni prima ma che Raskovic presentava come se stessero accadendo nel presente.

In effetti Raskovic aveva dedicato la maggior parte dei suoi scritti degli anni ’80 alla psichiatria per le masse. In uno dei suoi libri più conosciuti, Una nazione impazzita (Luda Zemlja), un manifesto delle sue teorie di differenze etniche in Jugoslavia, Raskovic aveva scritto che quando tre gruppi etnici vivono assieme, “mentre la paranoia si impadronisce delle loro relazioni, la sensazione di odio diventa il normale fattore umano, il fattore della difesa.”

Ma la paranoia, scriveva, doveva essere provocata tra i differenti gruppi etnici per far si che l’odio si innestasse.

La psicologia di massa della paranoia era esattamente ciò che si stava installando nella regione nel corso degli anni ’80 quando “nella ex-Jugoslavia, hanno iniziato a circolare i racconti di violenze sessuali come crimini di guerra,” ha scritto il dottor Mladen Loncar, del Centro Medico per i Diritti Umani di Zagabria, all’inizio del 1993. “Le autorità serbe ne avevano iniziato la diffusione per raggiungere certi fini politici, tra cui l’abolizione dell’autonomia del Kosovo e l’istituzione di una legge discriminatoria. Diffondevano le notizie di albanesi che violentavano le donne serbe in Kosovo. Ad ogni modo, questo non è mai stato provato, né è mai stata fornita alcuna documentazione medica.

“Era uno studio ‘pilota’ dell’utilizzo della violenza sessuale per raggiungere delle mete politiche e militari,” continua Loncar. “Si rendevano conto che questo metodo funzionava sulle masse. Provocava effetti psicologici, la gente si riuniva attorno alle autorità locali richiedendo misure più repressive contro gli albanesi.”

Ciò stava spianando la strada per un’azione politica. Il leader del partito serbo, Slobodan Milosevic, si era autoproclamato liberatore dei serbi e, dopo la sua elezione come presidente della Serbia avvenuta nel 1989, aveva privato il Kosovo dell’autonomia di cui aveva goduto sin dal 1974.

Loncar aveva anche parlato di un “gruppo speciale di psichiatri” all’ospedale militare di Belgrado che era “specializzato nella guerra psicologica e che aveva elaborato il metodo della sistematica violenza sessuale e aveva iniziato ad applicarlo nella guerra contro la Croazia e la Bosnia-Erzegovina.

Consapevoli degli effetti psicologici, gli strateghi diffusero quindi le notizie delle violenze sessuali, “per impaurire il resto della popolazione bosniaca. La meta di tale dichiarazione era quello di costringere la popolazione ad abbandonare la loro terra.”

Accendere la miccia

Con l’avvio della guerra psicologica tra le popolazioni non serbe in Bosnia e Croazia, Raskovic passava sempre più tempo a Belgrado, guadagnando l’appoggio per le sue teorie e la creazione di una “Grande Serbia”.

E nel 1990 Raskovic accese definitivamente la miccia in tutta la regione con la pubblicazione del suo libro Una nazione impazzita, un manifesto delle sue teorie di differenze etniche in Jugoslavia.

Raskovic affermò che i croati “temono la castrazione” e hanno paura di ogni cosa, di conseguenza non riescono ad affermarsi e devono esercitare una leadership autoritaria.

Sostenne inoltre che i musulmani soffrono di una fissazione “anal-erotica” che li spinge ad accumulare proprietà e denaro e a nascondersi dietro atteggiamenti fanatici.

I serbi, il suo popolo, sono l’unica popolazione che sia mai riuscita a superare il complesso di Edipo, trovando il coraggio di ergersi e “uccidere il padre”. Raskovic argomentò che questo era il motivo per cui i serbi rappresentano l’unico gruppo dotato di senso dell’autorità e sempre da questo deriva la ragione per cui essi e non altri devono esercitare il proprio comando sugli altri popoli della Iugoslavia, dominandoli.

Raskovic diffuse il proprio libro in tutto il Paese con una campagna di propaganda in cui egli veniva presentato come il più grande psichiatra e scienziato della sua era.

Mentre alimentava la sua causa ultra-nazionale, Raskovic creò il Partito Democratico Serbo in Croazia.

La conclusione in un bagno di sangue conseguente alla paranoia instillata nella minoranza serba era solo questione di tempo.

Era solo questione di tempo affinché la paranoia nei confronti dei croati instillata nella minoranza serba si intensificasse. La guerra scoppiò in Croazia nel 1990.


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