|
Un’intervista con Silvio Calzolari, Professore di Storia delle Religioni alla Pontificia Università dell’Italia Centrale
Questa intervista e quelle che seguiranno nei prossimi numeri di Diritti dell’Uomo, trattano i soggetti su cui si fonda l’intolleranza e la discriminazione religiosa nel nostro e in altri paesi. Sono intese ad aprire un dibattito su questi temi e ad accrescere la consapevolezza dell’opinione pubblica, della gente comune, colpita da un’informazione superficiale da parte di manipolatori non più occulti, manovrata da esperti autoproclamatisi tali, sulla nuova e molteplice cultura religiosa che si sta affermando in Italia. I commenti e i contributi dei lettori su questi temi sono, come sempre, benvenuti.
Diritti dell’Uomo: Qual è l’evoluzione storico-religiosa del termine “setta” come strumento di propaganda per discriminare le minoranze religiose?
Professor Calzolari: L’origine della parola setta è abbastanza discussa. Alcuni studiosi la fanno derivare dal verbo latino “sequor” cioè “seguire”, “andare dietro” ad un capo, una autorità religiosa. Altri preferiscono ricorrere al verbo “secare”, cioè: “dividere”, “separare”.
In ogni caso quando il termine cominciò ad essere usato designava il dissenso in seno ad una comunità religiosa, con il formarsi di una nuova e minore comunità. Il concetto storico-religioso di “setta” implica sempre quello di Chiesa. Con la comunità di appartenenza il gruppo minoritario ha in comune molti elementi anche se talvolta si diversifica per particolari interpretazioni del credo, del rito o dei principi morali.
Talvolta le sette si manifestano come movimenti riformatori o di protesta nell’ambito di una religione preesistente, altre volte invece ne sottolineano solo certe particolarità, come l’aspetto mistico.
Si può così parlare di sette solo a proposito dei vari movimenti religiosi nati nell’ambito del Cristianesimo, o del Buddismo, dell’Induismo o dell’Islam. Non dobbiamo fra l’altro dimenticarci che lo stesso Cristianesimo è nato come eresia o setta del giudaismo.
...........................
IL CONCETTO STORICO-RELIGIOSO DI “SETTA” IMPLICA SEMPRE QUELLO DI CHIESA.
...........................
|
|
Il sociologo Peter Berger definisce la setta come un gruppo religioso ristretto “che vive in uno stato di tensione continua di fronte alla società nel suo insieme, chiuso alla sua influenza, e che esige dai suoi membri una perfetta lealtà e solidarietà”.
In questo caso la nozione di setta è decisamente relativa. Si parla infatti di “gruppi ristretti”. Ma come si può parlare di setta riferendosi, per esempio, ai Mormoni? In Europa sono piccoli gruppi e possono quindi essere considerati una setta (nella prospettiva europocentrica), ma nell’Utah, negli Stati Uniti, sono la Chiesa maggioritaria. La nozione di setta cambia così al variare del quadro socio-culturale. Non è facile definire un gruppo come una setta riferendosi ad una inesistente Chiesa dominante. Non dobbiamo poi dimenticarci che nell’uso comune la parola setta esprime un giudizio di valore, spesso negativo.
Proprio per non dare un giudizio di valore oggi è preferibile parlare di “Nuovi Movimenti Religiosi” o di “Nuove Fedi” riferendoci a gruppi religiosi minoritari in una società.
Questi Nuovi Movimenti spesso non sono cristiani e talvolta neppure occidentali, non ha quindi alcun senso cercare di valutarli col metro della tradizione giudaico-cristiana.
Secondo le nuove definizioni di Religione (es: Joachim Wach, B. Wilson e altri) alcuni di questi movimenti dovrebbero essere considerati della vere e proprie religioni, nel senso tradizionale, con dimensioni cognitive, culturali, sociali comportamentali ed emotive.
Diritti dell’Uomo: Come ha indicato il Relatore Speciale delle Nazioni Unite riguardo la situazione dell’intolleranza religiosa, la soluzione sta nell’istruzione. Come valuta l’istruzione religiosa nelle scuole italiane e cosa potrebbe essere fatto per promuovere una cultura di tolleranza e rispetto, invece che intolleranza e discriminazione?
Professor Calzolari: L’istruzione è una delle soluzioni. L’istruzione religiosa nelle scuole italiane è senz’altro carente e molto potrebbe essere fatto. A mio avviso la scuola dovrebbe insegnare a conoscere l’altro, il diverso; dovrebbe preparare all’incontro effettivo, non solo a parole dovrebbe insegnare a riconoscere l’asimmetria dell’altro, o almeno quello che ci può apparire asimmetrico ed irregolare rispetto alla nostra “simmetria”. Il compito non è assolutamente facile in una società come questa dove il solo ideale conosciuto sembra essere l’omologazione nel ricondurre simmetricamente l’altro a se, con esiti più devastanti di un semplice rapporto conflittuale.
La scuola dovrebbe introdurre manuali per insegnare i “Diritti Umani” e per trasmettere ai giovani la consapevolezza e la conoscenza dei valori che sostengono i diritti stessi. La libertà di Religione è uno di questi diritti. Il rispetto passa attraverso la comunicazione e il rapporto con gli altri.
Diritti dell’Uomo: Alcuni gruppi, come il GRIS (Gruppo ricerca ed Informazione sulle Sette) ed altri minori, praticano un dichiarato e generalizzato ostracismo nei confronti delle nuove religioni e delle minoranze religiose. Alcuni di coloro che ne sostengono gli intenti si auto proclamano ’esperti’ o ’studiosi’, pur non avendone il diritto, a volte per una evidente ignoranza della materia, la maggior parte delle volte perché mossi da altre motivazioni che non lo studio oggettivo ed imparziale del soggetto.
Professor Calzolari: Vi sono delle organizzazioni in Italia (come d’altra parte anche in altre nazioni) che cercano di studiare il fenomeno dei Nuovi Movimenti religiosi utilizzando un metro di giudizio non appropriato.
Talvolta la stampa non informata (o con pregiudizi) può essere complice di questa operazione non molto etica. È anche vero che talvolta alcuni “esperti” non sono assolutamente qualificati per condurre indagini serie e costruttive. Per “opportunismi” ed interessi vari, alcuni di questi “esperti” fanno una vera e propria opera di disinformazione. Per condurre fenomenologicamente una qualsiasi ricerca in ambito religioso occorre mettere da parte i propri pregiudizi ed i propri convincimenti. Bisogna partire dal presupposto che le persone devono avere il diritto di credere in ciò che vogliono anche se non possono fare tutto quello che vogliono, se questo lede la libertà degli altri individui. A mio avviso è di estrema importanza che la libertà religiosa non sia minacciata in alcun modo.
Probabilmente alcuni esperti sono privi di queste capacità e questo va a scapito della loro ricerca.
È anche vero che talvolta ci troviamo di fronte ad un vero e proprio tentativo di discriminazione. Discriminazione e disinformazione si verificano ancora su vasta scala. Qual è un modo semplice per attuare la discriminazione? Attraverso il controllo dei media impedendo a qualcuno di comunicare le sue idee, o attraverso la politica del sospetto. Talvolta basta trincerarsi dietro stereotipi di come una religione dovrebbe essere o di come dovrebbe comportarsi per negare la tolleranza a movimenti che non corrispondono a modelli preconcetti o normativi.
Così una pratica “diversa” viene spesso definita “non religiosa”. La via della comprensione è ancora lunga e ardua. Ogni passo compiuto in questa direzione ha la sua importanza.
Diritti dell’Uomo: Giovanni Paolo II, in una recente visita in India, nel corso di una preghiera interreligiosa, ha rivendicato con solennità il diritto alla libertà religiosa, inteso come il più importante tra i diritti umani. Come si deve valutare, alla luce di questa rivendicazione, l’istituzione dei ’centri Pi-greco’, “centri ecologici della fede: una specie di corpo sanitario articolato in zone già colpite o minacciate dal contagio [delle minoranze religiose]” promossa alla stampa dal presidente del GRIS, Mons. Lorenzo Minuti? (vedi anche “La battaglia perdente contro i diritti umani”)
Professor Calzolari: È difficile rispondere a questa domanda. Francamente non conosco bene l’attività dei centri “Pi-greco”, ho letto soltanto qualche notizia sui giornali.
Certo anche all’interno della Chiesa Cattolica ci si domanda perché fioriscono tanti movimenti religiosi nel mondo moderno o post-moderno. Cosa accomuna questi movimenti? Quali proposte effettive offrono? Cosa affermano e cosa negano? Come dialogare e come reagire?
Dialogare non significa dare necessariamente carta bianca al pensiero dell’altro ma credo che un buon reagire debba partire innanzitutto da una corretta informazione e da una profonda conoscenza delle motivazioni che hanno portato allo sviluppo del fenomeno.
La via della comprensione non passa mai attraverso le crociate; il dialogo deve andare avanti fino alla comunicazione reciproca dell’esperienza che ciascuno fa di Dio. E in questo contesto tutte le domande divengono possibili.
|
|