|
Sebbene le recenti intese con i buddisti e i testimoni di Geova segnano una pietra miliare in una nuova era per i diritti umani, l’agenda di fazioni antireligiose dure a morire possono minare la credibilità dello Stato.
“Ci stiamo impegnando per dare uguali trattamenti per tutte le fedi e le etnie”.
Massimo D’Alema
ueste parole pronunciate dall’allora capo del governo in occasione della firma delle intese con le rappresentanze dei buddisti e dei testimoni di Geova esprimono la volontà del governo di applicare i principi costituzionali di libertà religiosa e di pari trattamento per le minoranze, sia religiose che etniche.
Ma il percorso che ha portato all’intesa i testimoni di Geova e i buddisti non è stato facile né breve. I testimoni di Geova in particolare hanno subito l’urto dell’intolleranza e della mancanza di rispetto da parte di anti religiosi attivi nel GRIS (Gruppo Ricerca ed Informazione sulle Sette) e ARIS (Associazione Ricerca ed Informazione sulle Sette). A volte gli attacchi hanno trasceso una mera discussione dottrinale e sono giunti in tribunale, quando Luciano Faraon, un collaboratore dell’ARIS e del GRIS, è stato condannato per diffamazione nei confronti dei testimoni di Geova. Faraon, che è stato radiato dall’albo degli avvocati, era già stato condannato nel 1996 per truffa.
L’abilità a superare tali tentativi di distruggere la libertà religiosa e l’aver sostenuto i principi dei diritti umani hanno permesso di riprendere i negoziati per le intese tra le rappresentanze religiose e lo Stato, secondo l’articolo 8 della Costituzione italiana, che si erano interrotti con il precedente Governo Amato.
Contro il cambiamento dei tempi
Nonostante questi salutari progressi, una manciata di intolleranza è ancora dura a morire, e combatte la positività del cambiamento dei tempi.
La presenza di fazioni anti-religiose, in Italia di gruppi “anti-culto” attivi e collegati con altri gruppi ed individui in paesi quali la Francia e la Germania, fanno presagire intolleranza ovunque il loro piano viene eseguito. Ben ai margini di ogni serio gruppo accademico, gruppi quali il GRIS, l’ARIS e il Telefono Antiplagio, cercano pretestuosamente, se non attivamente, di distruggere i diritti delle minoranze religiose. Portano avanti il loro ordine del giorno a volte con argomentazioni culturali, a volte grossolanamente, come la proposta di una “pulizia religiosa” a Roma. (vedi articolo La battaglia persa contro i Diritti Umani)
In precedenti numeri di Diritti dell’Uomo, veniva raccontata la storia di come tali elementi possano costituire una seria minaccia ai cittadini italiani, rivelando gli eventi giudiziari che avevano coinvolto membri della Chiesa di Scientology in Italia, iniziate nei primi anni ’80 e non ancora concluse. Infatti, la Corte d’Appello di Milano dovrà ancora riesaminare vecchie questioni che erano state sollevate contro diversi scientologist a metà degli anni ’80, questioni su cui la Corte d’Appello di Milano ha già deciso due volte e che entrambe le volte sono state annullate dalla Corte di Cassazione.
Nonostante ciò, sono proseguiti i tentativi non solo di negare a questi cittadini italiani la giustizia secondo la legge, ma di aggirare una giurisprudenza consolidata, gli studi di autorità religiose e i riconoscimenti di beneficio pubblico e diffuso rispetto che i fedeli della Chiesa si sono guadagnati per il loro lavoro nel campo del miglioramento sociale.
Il fattore “notizia”
Tali dannosi sforzi a volte sono stati accompagnati da volgari “articoli” stampa, pesantemente viziati da rapporti falsi ed insinuazioni dei gruppi “anti-culto” e individui antireligiosi.
Lo stesso percorso che è stato usato nel corso degli anni contro le religioni e che in tempi più recenti viene esemplificato dalle ripetute e infiammatorie campagne tese a distruggere i diritti dei Testimoni di Geova e di altre minoranze religiose in Italia.
“Il quadro delle discriminazioni e dei soprusi patiti in Italia nel corso di questi anni,” ha detto il professor Piero Bellini, “dalle minoranze religiose non protette da un’intesa (quale c’è tracciato dalla Congregazione cristiana dei testimoni di Geova, che di codesto trattamento è stata il principale bersaglio) offre materia d’amara riflessione intorno a un certo allarmante appannamento cui soggiace nel nostro paese la libertà di religione.”
Un media che cerca il sensazionalismo continua ad essere un fattore molto evidente in campagne irrispettose di intolleranza nei confronti di minoranze religiose.
Una serie di articoli pubblicati dall’Espresso, ognuno predisposto per apparire appena prima di processi o verdetti nel caso che ha coinvolto gli scientologi, illustra questo esempio. Un articolo all’inizio del processo nel marzo del 1989 aveva cercato di influenzare la giustizia e l’opinione pubblica anticipando una pesante condanna che non è mai arrivata. In realtà gli imputati sono stati assolti dalla Prima Sezione Penale del Tribunale di Milano, facendo crollare il castello di carte così diligentemente costruito dal giudice istruttore Guicla Mulliri, e presentato come una imponente fortezza nell’Espresso.
Ancora nel 1997 e nel 2000, sono state puntualmente pubblicate delle storie prima dell’inizio dei processi. La rivista era così ansiosa di influenzare il risultato giudiziario che in un articolo più recente dell’Espresso sulla ripresa del processo davanti alla Corte d’Appello, che era stato originariamente fissato per il maggio 2000, il giornalista Giuseppe Nicotri ha semplicemente parlato per il collegio della difesa, citando delle parole mai pronunciate nel corso di un’intervista che non è mai stata rilasciata. È stata prontamente pubblicata una smentita, ma i problemi di fondo, e le loro ampie implicazioni sociali, sono ben lontane dall’essere affrontate.
Incitare la violenza
Oltre al danno per il pesante servizio giornalistico, i gruppi antireligiosi sono famosi per incitare attività violente ed illegali, e per i loro tentativi di influenzare i tribunali.
Un caso particolare prova succintamente questo punto.
Nel 1988, spaventati da una trasmissione televisiva e dalle informazioni allarmanti del fondatore dell’ARIS Ennio Malatesta, i genitori di una scientologa, Alessandra Pesce, si affidarono a quest’ultimo per assoldare il pluripregiudicato americano per letteralmente rapire la loro figlia. La trama per “salvare” la loro figlia da una minaccia che non esisteva provocò delle profonde cicatrici emotive, per non parlare di una frattura ad una gamba. Alessandra Pesce denunciò i suoi rapitori, ma la magistratura era così infestata da rapporti discreditanti sulle “sette” in Italia che giustizia non fu fatta. Il magistrato inquirente incaricò due psichiatri come “esperti” per valutare la condizione della Pesce, un compito che essi assolsero basandosi su due lettere che si ritenevano scritte da lei. Si seppe poi che una delle due fu scritta da un giurista bresciano.
Nel frattempo, con il procedimento per il rapimento ancora in corso, si è visto Mario Di Fiorino, uno degli “obiettivi” “esperti” psichiatrici, intrattenersi con i principali membri dell’ARIS, in una riunione sociale segreta il 1 giugno 1991, in una casa sul Monte Baldo, lago di Garda.
Se il giudice avesse saputo che lo psichiatra nominato era così strettamente associato a Malatesta e all’ARIS, forse avrebbe usato più giudizio nel richiedergli una “perizia” circa il processo per rapimento.
Questa stessa stretta affiliazione tra gli stessi individui ancora esiste oggi. E le informazioni usate dal giudice Guicla Mulliri per concludere la sua inquisizione degli scientologi, e i suoi tentativi di distruggere i loro diritti religiosi, furono prese da questi ed altri personaggi associati a gruppi antireligiosi.
“Un atto politico”
Uno dei principali è il Presidente della Camera Luciano Violante.
Malatesta, in un’intervista pubblicata da un gruppo americano solidale, indicava che in aggiunta all’assistenza ricevuta dalla Mulliri, aveva ricevuto fondi per le sue attività antireligiose da Luciano Violante.
...........................
Proseguono i tentativi non solo di negare ai cittadini italiani la giustizia secondo la legge, ma di aggirare una giurisprudenza consolidata.
...........................
|
|
Infatti, Malatesta aveva inviato per iscritto una richiesta di fondi per le sue attività concernenti il processo agli scientologi, allegando un budget stimato di 350 milioni di lire. Come Malatesta scrisse al parlamentare, “a seguito dei colloqui intercorsi, come da accordi, Le compiego il piano finanziario per costituire il collegio degli avvocati per il processo a carico di Dianetica, Scientology e Narconon, che si terrà presso il Tribunale Civile e Penale di Milano.—Ennio Malatesta.”
I tentativi di Violante e Malatesta non si fermarono a ciò. Oltre ai documentati collegamenti tra i due, il 3 marzo del 1988, Violante presentò un’interrogazione parlamentare sollevando accuse volgari e diffamatorie sulla Chiesa di Scientology, inclusi i riferimenti al processo della Mulliri. Alcuni giorni dopo, il 9 marzo, il gruppo parlamentare del PCI, inviò una copia dell’interrogazione di Violante alla Mulliri, definendola “cosa utile e gradita”, in un momento in cui l’inchiesta sarebbe dovuta essere ancora coperta dal segreto istruttorio.
Violante non nasconde il suo intento persecutorio nemmeno davanti alla telecamera. Nel corso di un’intervista televisiva, alla domanda di “quale epilogo ci si aspetta dall’attuale processo contro Scientology”, qual è stata la sua risposta? Che prescindendo dalla verità stabilita nel corso del processo e dal suo esito, alle decine di migliaia di cittadini italiani che appartengono a questa fede si sarebbe dovuto negare il diritto costituzionale di praticare la religione che hanno scelto.
In altre parole, il verdetto dei giudici non vale nulla. Anche se Scientology superasse il vaglio della magistratura, secondo Violante i diritti dei suoi fedeli dovrebbero essere violati.
L’arroganza di Violante di porsi al di sopra della legge è così completa da ammettere apertamente in un’intervista televisiva che le sue motivazioni di ciò erano “un atto politico.”
Scandalo giudiziario
L’unico risultato dell’influenza di tali “informazioni” totalmente prevenute, inesperte e frequentemente maliziose provenienti da tali fonti, non può essere che una parodia della giustizia.
Dopo l’assoluzione generalizzata del Tribunale di Milano, la Corte di Cassazione ha per due volte annullato le sentenze emesse dalla Corte d’Appello meneghina, definendo le sue conclusioni “illogiche” e ravvisando una carenza delle prove tenute in considerazione nello svolgimento del processo d’appello.
La posizione della Corte d’Appello milanese è singolare: è in antitesi con una consolidata giurisprudenza che riconosce la natura religiosa di Scientology, un punto che per poter essere negato, aveva spinto i giudici di appello a ridefinire la “religione”, limitandola alle sole religioni del libro, in pieno contrasto con il dettato costituzionale.
...........................
“OGGI C’È MOLTA PIÙ CONSAPEVOLEZZA DELLA DIVERSITÀ RELIGIOSA, E MOLTA PIÙ SENSIBILITÀ SULLE QUESTIONI RELIGIOSE RISPETTO A POCHI ANNI FA.”
– Francesco Proietti Ricci
...........................
|
|
Ma la “motivazione” dell’attacco nei confronti della religione di Scientology, fu esposta pubbli-camente in un rapporto dell’Ispet-torato Provinciale del Lavoro di Milano datato 12 aprile 1980 che riferiva all’autorità giudiziaria l’esito di “accertamenti svolti in relazione a due esposti anonimi” nei confronti degli scientologi.
Si scoprì che l’autore degli “esposti anonimi” era un certo Erasmo Buzzacchi. La giovane amante con cui tradiva la moglie, lo aveva lasciato dopo essersi avvicinata a Scientology ed aver compreso che ciò che lei e Buzzacchi stavano facendo non era giusto, decidendo di interrompere la loro relazione. Buzzacchi non prese bene questa notizia e, sopraffatto dall’emozione, diresse la sua collera contro la Chiesa.
Buzzacchi riconobbe in seguito di aver sbagliato nell’accusare la Chiesa e confessò di aver scritto l’esposto. Come egli ha scritto, “Il mio esposto all’Ispettorato del Lavoro, per le ragioni di cui sopra, contiene dati assolutamente erronei ed è perciò da considerarsi nullo.”
Sia che riconoscesse o meno la falsità dell’esposto del Buzzacchi, la Mulliri lo usò per mettere in moto la ruota della giustizia in tutte le direzioni possibili immaginabili. Aveva la “denuncia” di cui aveva bisogno, non importa quanto infondata, per giustificare la sua campagna per distruggere i diritti di decine di migliaia di cittadini italiani.
Uno dei poliziotti che aveva eseguito le indagini agli ordini della Mulliri, ammise, davanti ad un giudice, che la Mulliri aveva dato ordine di selezionare solo persone ostili a Scientology e al Narconon, il programma di riabilitazione dalla droga appoggiato dalla Chiesa e da molti scientologi, che era anche parte dell’"inchiesta”. Le direttive della Mulliri erano quelle di ricercare quelle persone che erano scontente e ignorare la maggioranza.
Infiltrare una Chiesa
Nel corso della sua inchiesta, nel 1986 Mulliri diede ordine alla polizia tributaria di infiltrarsi nella Chiesa di Scientology, come da rapporto del colonnello Guido Schettino: “... in aderenza a quanto disposto dalla S.V. sono state eseguite facendo inserire, sotto mentite spoglie, i predetti sottufficiali nella succitata organizzazione [la chiesa di Scientology di Milano] nei giorni 19, 20 novembre 1986.” Guido Schettino non è più nel corpo, dopo essere stato costretto a patteggiare una condanna per corruzione e concussione.
Sono in totale 15 i finanzieri poi giudicati e trovati colpevoli di corruzione nell’esercizio delle loro funzioni, più o meno nel periodo in cui stavano conducendo l’indagine agli ordini della Mulliri.
Per raccogliere informazioni negative su Scientology e il Narconon la dottoressa Mulliri si avvalse prevalentemente di persone risaputamente ostili ad esse. Una di queste persone era il dottor Vaccari, funzionario dell’USL di Modena e devoto sostenitore del trattamento a base di metadone, che sostituisce inutilmente una droga con un’altra. Il Narconon, un programma di riabilitazione senza droghe e di grande successo sostenuto dagli scientologi, era una diretta minaccia al programma di Vaccari. Perché? Perché il programma Narconon funziona, creando persone che sono libere dalle droghe, e quindi libere dalla catena senza fine di “trattamenti” e pagamenti.
Nel dicembre 1986, Vaccari dichiarò alla stampa la sua avversione verso i centri Narconon e Scientology. Quindi, quando l’inchiesta era ancora coperta dal segreto istruttorio, Vaccari stava facendo telefonate a tutto spiano per organizzare un incontro a Modena tra la Mulliri e quanti volessero deporre contro il Narconon. Vaccari cercava solo testimonianze negative per portare avanti la distruzione dell’immaginaria minaccia al suo sostentamento.
La farsa della giustizia
Il 29 marzo 1989 inizia il dibattimento. Il Tribunale distrugge la credibilità delle parti civili, tra cui lo stesso Malatesta e molti altri che lo stesso aveva spinto a presentarsi al processo, promettendo risarcimenti in danaro che sarebbero dovuti venire a seguito dell’esito del processo.
Proprio sulle parti civili ci sono degli episodi che francamente non ti aspetteresti in un paese che si definisce democratico. Nel processo sono entrate delle prove che ammettono che una costituzione era contraffatta. “Il documento di costituzione io non l’ho mai firmato.”, afferma una delle parti civili. “Io non l’ho mai visto.”
Vi è altro particolare che mette seriamente in dubbio la genuinità di molte delle parti civili costituitesi nel processo: le costituzioni erano state redatte pressoché in un’identica forma dal collegio di avvocati organizzato dall’associazione di Malatesta, l’ARIS, e finanziato da Luciano Violante.
E cosa dire delle “parti lese”? Una di queste, U. P., che secondo la Mulliri sarebbe stata lesa, disse: “Primo io non sono stato danneggiato, non ritengo di essere stato danneggiato.”
Un’altra ha violentemente protestato le affermazioni che la riguardavano e il suo “danno”. Ha scritto: “Mi ritengo offesa da questo perché non sono stata, né sono adesso, affetta da deficienza mentale e neanche mio padre ha mai affermato una cosa simile. Tengo a precisare che ho aderito alla Chiesa di Scientology, oltre che nel pieno delle mie facoltà mentali, all’età di 18 anni (quasi 19) quindi maggiorenne. Pertanto è mia intenzione esprimere la mia protesta...”.
Mentre il Tribunale assolveva gli imputati, il processo davanti alla Corte d’Appello dava un nuovo peso a tali “prove” ribaltando la sentenza. Si arrivò alla Corte di Cassazione che rovesciò a sua volta la decisione della Corte d’Appello.
L’intera scena si è ripetuta con un nuovo processo alla Corte d’Appello, con un risultato nel dicembre 1986 di poco differente dal quello precedente. E ancora portato davanti alla Corte di Cassazione.
Nell’ottobre del 1997 la 6a sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato l’ultima sentenza della Corte d’Appello, che non solo mostrava mancanza di rispetto per la libertà religiosa degli scientologi, ma metteva in discussione la libertà religiosa di tutte le minoranze religiose in Italia.
“Comuni a tutti movimenti religiosi”
La sentenza ha inoltre rifiutato molte delle dicerie riguardo a Scientology che erano state introdotte nel processo dall’istruttoria e accettate dalla corte inferiore, che sono descritte in questo articolo. La Corte di Cassazione ha descritto tali critiche come ’illogiche’ ed ha affermato che sono “lontane dall’importanza che la corte [d’Appello] le aveva attribuito.”
Le insinuazioni possono essere rese veritiere e biasimevoli, “ma solo ad una prima lettura estrapolata dal contesto. Con uno scrutinio più accurato ed esaminate nel giusto contesto, le attività della Chiesa sono ’senza eccezione, comuni a tutti i movimenti religiosi’.”
Quindi tra breve, un nuovo processo di appello, in un’altra sezione della Corte d’Appello milanese. A giudicare dalle premesse descritte in queste pagine come in precedenti numeri di Diritti dell’Uomo, uno può logicamente avere una visione pessimistica del fatto che la bilancia della giustizia è irrimediabilmente sbilanciata.
Ad ogni modo, alla luce del lavoro dei leader italiani di creare uno stato più giusto e tollerante, come pure gli sforzi delle organizzazioni per i diritti umani in Italia e all’estero di sostenere lo spirito e gli ideali delle convenzioni sui diritti umani, ci sono molte più ragioni di essere ottimisti.
“Oggi c’è molta più consapevolezza della diversità religiosa, e molta più sensibilità sulle questioni religiose rispetto a pochi anni fa,” ha detto Francesco Proietti Ricci, fondatore della Lega Interregionale dei Diritti dell’Uomo. “Con un paese, un’Europa e un mondo che sta rapidamente diventando una grande comunità, non c’è spazio per l’intolleranza. I recenti sviluppi dell’estremismo antireligioso in pochi paesi occidentali sono scioccanti, ma fortunatamente sono una minoranza, e non possono durare a lungo. Anche loro cambieranno tramite il lavoro svolto ovunque dagli enti per i diritti umani.”
|
|