Sebbene sia probabilmente più noto come autore e come fondatore della religione di Scientology, i contributi dati da L. Ron Hubbard in decine di altri campi, verrebbero ritenuti stellari persino se considerati come gli unici conseguimenti della sua vita.
Filosofo, umanitario, artista, educatore, esploratore, amministratore, la portata della sua curiosità nei confronti della vita non conosceva confini. In modo simile, la sua disponibilità a condividere i risultati della sua ricerca non ha eguali.
Solamente nel campo di Dianetics e Scientology la registrazione delle scoperte del sig. Hubbard comprende oltre quaranta milioni di parole scritte e registrate su nastro.
L. Ron Hubbard ha scritto l’articolo che segue nel 1956; oggi può essere letto nel best seller “Una nuova ottica sulla vita”. Questo saggio tratta il concetto di giustizia, spiega come possa verificarsi l’ingiustizia e perché è vitale che chi governa stabilisca e si attenga alle norme di legge.
Che cos’è la giustizia?
a qualità della clemenza non è qualcosa che si possa imporre, scaturisce come la pioggia lieve dal cielo.”1 Può essere poetico, ma non è conclusivo. Dimostra, comunque, che perfino ai tempi Shakespeare gli uomini erano alla deriva sull’argomento della giustizia, dell’ingiustizia, della severità e della clemenza.
La gente parla di azioni ingiuste o azioni giuste. Che cosa intendono con ciò? Tuttavia, a meno che non si riesca a capire esattamente che cosa si intende con tali termini, non possiamo certamente iniziare a valutare le azioni degli individui, delle comunità e delle nazioni. Dall’incapacità di questo tipo di valutazioni nascono delle incomprensioni che hanno portato, in passato, a relazioni personali conflittuali e, sulla scena internazionale, alla guerra. Un individuo o una nazione non capiscono o rifiutano di capire le misure prese da un altro o non riescono ad accordarsi al modello cui sono abituati gli altri ed il risultato è il caos.
In Scientology esistono adesso le seguenti definizioni.
GIUSTIZIA: L’amministrazione imparziale delle leggi del paese in accordo con l’esistente criterio di severità-clemenza del popolo.
LEGGI: Gli accordi codificati del popolo che sanciscono i suoi costumi e rappresentano la condotta ritenuta necessaria.
CLEMENZA: Una diminuzione della disciplina, accettata dalla gente e ritenuta necessaria per garantire la loro reciproca sicurezza.
SEVERITÀ: Un aumento della disciplina ritenuto necessario dal popoli per garantire la sua sicurezza.
INGIUSTIZIA: Insuccesso nell’amministrare la legge vigente.
EQUITÀ: Qualsiasi procedura civile che ritenga i cittadini responsabili gli uni degli altri e che emani decisioni nei confronti delle persone secondo l’aspettativa generale in tali casi.
DIRITTI: Le immunità della cittadinanza secondo i codici vigenti.
Quando le leggi non derivano dal costume e quando una nuova legge contravviene ad una vecchia che non è stata abrogata, la legge esatta diventa confusa, quindi l’ingiustizia è inevitabile.
La giustizia può aver luogo solo quando esiste una legge codificata o un’usanza rispettata dalla maggioranza.
Solamente osservando queste definizioni diviene possibile la giurisprudenza. I tribunali, le legislature e la legislazione diventano confuse, poiché nulla è possibile in assenza di una comprensione di tali principi.
Le leggi che non derivano da un accordo nella società, chiamato costume, sono inapplicabili a meno che non vi sia un diffuso accordo sul fatto che tali cose sono d’uso nella società. Non importa quanta polizia venga reclutata, non importa la purezza della prosa con cui è scritta la legislazione, non importano le firme che compaiono sul documento messo in vigore, il pubblico non ubbidirà a quella legge. Allo stesso modo, quando un governo dimostra di ignorare certe usanze basilari tra le persone e rifiuta di farle rispettare, quel governo si ritrova in una condizione di scompiglio civile in seno alla popolazione circa quel soggetto. Possiamo considerare un qualsiasi conflitto tra governo e popolo e scoprire che nasce esattamente da una violazione di tali principi.
Per una pace permanente è necessario che una nazione comprenda le difficoltà dell’altra. Quando una nazione inizia a fraintendere le ragioni e la giustizia reputate necessarie da un’altra, si instaura una tensione che alla fine conduce, troppo spesso, alla guerra.
Ogni qualvolta vi è eccessiva agitazione popolare contro il proprio governo, questo viene invitato ad agire da avversario del popolo. Se un governo agisce da avversario del popolo e non come componente della squadra, risulta ovvio che nei codici giuridici di quella nazione vi devono essere numerosi punti che violano i costumi del popolo. Ovunque esista uno di tali punti, ne risulta turbolenza.
E quella è la giustizia.
1 “La qualità della clemenza non è qualcosa che si possa imporre...”: La frase iniziale di un passaggio del quarto atto, scena prima del dramma si Shakespeare “Il mercante di Venezia” (1596-97).
L. Ron Hubbard
Fondatore