on la recente pubblicazione “Il ripristino e la salvaguardia della Libertà di Religione - Come proteggere i tuoi diritti umani in Europa” (vedi Diritti dell’Uomo Volume X, pubbl. XIII), la Chiesa di Scientology ha voluto dare il suo contributo alle celebrazioni del 50° Anniversario della Dichiarazione. Nella rassegna di 13 paesi europei circa il rispetto accordato alla libertà religiosa, ci si è resi conto che in questo campo (e in generale in materia di diritti umani), esista una notevole discrepanza tra la teoria e la pratica.
I paesi con un passato totalitario sono i più portati ad atteggiamenti sprezzanti nei confronti dei diritti umani. Quando criticati, generalmente presentano delle giustificazioni che sono chiaramente speciose. Accusati di negare la libertà religiosa e l’uguaglianza, tali governi semplicemente sostengono che i gruppi che vengono perseguitati non sono una “vera” religione.
Accuse di eresia, nei tribunali e nei media, sono fuori luogo nelle democrazie moderne. Le Nazioni Unite, il Consiglio d’Europa e la Corte Europea per i Diritti Umani hanno ugualmente ribadito che la libertà religiosa si applica equamente a tutti. “Non è limitata a religioni diffuse e globalmente riconosciute, ma si applica anche a fedi rare e praticamente sconosciute. La religione viene quindi compresa con un ampio significato.” (Consiglio d’Europa, 1992)
Ciò è esattamente l’interpretazione della Corte di Cassazione alla libertà religiosa nella sua storica sentenza dell’ottobre 1997 riguardante la Chiesa di Scientology.
La Cassazione ha respinto una definizione di religione basata esclusivamente su un concetto giudeo-cristiano: “illegittima sotto molti profili, è fondata su presupposti filosofici e storico-sociali inesatti, è viziata d’illogicità manifesta nella motivazione che la supporta.” Inoltre “è illegittima sul piano costituzionale perché l’uguaglianza davanti alla legge di tutte le confessioni religiose [è] proclamata dalla Carta fondamentale all’articolo 8.”
Perpetuare “illogicità manifesta”
La Costituzione, la Corte di Cassazione e le leggi internazionali sono così inequivocabili al punto da far porre la domanda: chi non sarebbe d’accordo? Chi cercherebbe di perpetuare un atteggiamento illegittimo ed intollerante contro la diversità religiosa?
Una semplice analisi delle cronache rivela che le fonti sono invariabilmente pochi fanatici che non comprendono le religioni che attaccano. Una certa stampa con pregiudizi o disinformata può creare l’apparenza di una generale concordanza di opinione. Ma solo una minoranza viene guidata dal pregiudizio.
Essi sono invariabilmente connessi con uno o l’altro dei movimenti antireligiosi—l’ARIS (“Associazione per la ricerca ed informazione sulle sette”) o il GRIS (“Gruppo per la ricerca e informazione sulle sette”). L’unica eccezione sono alcuni personaggi ambigui i quali, pur cercando di rimanere ufficialmente “indipendenti”, sono comunque sulla stessa linea di questi due gruppi.
Nel caso della Chiesa di Scientology, queste fonti hanno condotto una campagna di intolleranza che si protrae senza sosta da circa 18 anni. Sebbene la Corte di Cassazione abbia denunciato i frutti di questa campagna come illogici, illegittimi ed incorretti, alcuni persistono nel tenere viva la loro Inquisizione. Dato che le loro attività violano lo spirito della Costituzione italiana e sono dirette contro varie denominazioni religiose, le loro storie sono di interssse per tutti gli italiani.
Motivazioni economiche: Dino Michieletto
Dino Michieletto è, assieme a Ennio Malatesta, uno dei maggiori attivisti dell’ARIS, l’associazione per la ricerca ed informazione sulle sette, fondata con il dichiarato scopo di ottenere la documentazione coperta da segreto istruttorio dell’inchiesta che l’allora giudice istruttore stava istruendo nei confronti della religione di Scientology in Italia.
Michieletto ha usato una certa stampa compiacente del Veneto per condurre, assieme ai suoi colleghi, le attività dell’ARIS, alimentandola con le stesse ’notizie’, rimpastate e rilanciate con una metodicità ossessiva.
Una “perla” storica che mostra questi legami tra la stampa e i movimenti anti-sette ha luogo nel maggio del 1991. Sulla “Nuova Venezia” Michieletto fece pubblicare la “notizia” del rinvio a giudizio di 33 fedeli della Chiesa di Scientology con varie accuse. L’articolo era circostanziato e dava dettagli sulle imputazioni di ogni singolo “imputato”, con tanto di nome e cognome, tanto la legge sulla privacy a quell’epoca ancora non esisteva ....
Due giorni dopo, lo stesso giornale che aveva diffuso la “notizia” allarmistica e che per anni ha dato spazio a membri dell’ARIS con altre notizie simili e non verificate, pubblicava la smentita del sostituto procuratore Bruno Cherchi, il quale affermava: “Non ho aperto alcuna inchiesta-bis e nemmeno emesso comunicazioni di garanzia: il vecchio dossier su Dianetics s’è chiuso con la richiesta d’archiviazione.”
Non contento dell’esito di questa falsa “notizia”, che avrebbe dovuto renderlo inaffidabile come persona, alcuni mesi dopo questo membro dell’ARIS decide di denunciare alla magistratura la sua stessa famiglia: moglie, figli e genero compreso.
Il motivo dichiarato era “affinché essi cessino di commettere reati.” Ma nell’articolo che dava la notizia della denuncia, completo di foto che lo ritrae accanto al suo legale Luciano Faraon e a Ennio Malatesta, le vere motivazioni di Michieletto vengono a galla. Michieletto richiede un risarcimento di 5 miliardi “per danni morali” alla Chiesa di Scientology.
Il motivo? La sua famiglia aveva scelto una religione che lui disapprovava. Se avesse semplicemente rispettato il loro diritto a seguire la propria coscienza, l’armonia familiare sarebbe rimasta immutata. Ma invece ha scelto la strada del tentativo di coercizione. I “danni” alla famiglia sono stati causati dalla sua intolleranza, dalla sua ostilità e dalle sue minacce.
Continua...
|