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Storica marcia attraversa l'Italia
 
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DIRITTI DELL OUMO


Bilancio positivo per l’Italia alla conferenza internazionale sui Diritti Umani


Fazioni anti-religiose in Italia tenute a bada dalla vigilanza dei cittadini

P

iù di 500 rappresentanti di governi europei e organizzazioni operanti nel campo dei diritti umani, si sono riuniti a Varsavia per la conferenza annuale dell’Organizzazione per la Sicurezza e Collaborazione in Europa (OSCE), uno degli organismi internazionali più importanti per la preservazione della stabilità e dei diritti umani.

Mentre alcune nazioni sono state encomiate per i miglioramenti ottenuti nel campo dei diritti umani, altre sono state criticate per aver seguito le orme di una storica intolleranza religiosa e discriminazione. L’Italia, fortunatamente, è stata citata nel contesto di discussioni positive, in riferimento alla sentenza emessa nell’ottobre 1997 dalla Suprema Corte di Cassazione a favore della Chiesa di Scientology. Nell’affermare che il campo della religione non può essere ristretto solamente alle fedi giudaico-cristiane, la Corte di Cassazione ha fatto un’affermazione chiara e precisa a favore della libertà di religione in Italia. (Vedi “Il Ministero delle Finanze replica la sentenza della Cassazione, pagina 4)

La conferenza dell’Unione Europea ha ufficialmente dichiarato che a livello internazionale “vi sono stati molti miglioramenti. La grande maggioranza di fedeli è in grado di praticare la propria fede e di espletare i propri uffici religiosi senza interferenze da parte dello Stato”.

In stridente contrasto, il rapporto ha fatto notare come “in molti paesi ... non sempre nuove legislazioni abbiano portato quella libertà alla quale le nuove religioni minoritarie hanno diritto.”

“Legalizzare la Discriminazione”

Tra i paesi maggiormente criticati troviamo la Germania, la Francia e l’Austria, che hanno intrapreso azioni politiche per limitare la libertà di fede.

La dottoressa Laila Al Marayati, delegato statunitense dell’OSCE a Varsavia, ha aspramente condannato la “qualità intrinseca” della legge “sulla Fede Religiosa delle Comunità” emessa nel gennaio 1998 dal governo austriaco, che la dottoressa ha definito “una legalizzazione della discriminazione tra i gruppi religiosi”.

Il messaggio lanciato dall’Unione Europea è che “non è compito degli Stati giudicare cosa è religione e cosa non lo è ... Se la libertà di religione viene garantita in modo completo, ciò contribuirà a creare una società più stabile, più libera e più pacifica, che è uno degli obiettivi del piano di lavoro dell’OSCE.”

Nell’anno passato altri paesi europei hanno arginato l’isterismo istigato da propagandisti dei gruppi “anti-sette”, la maggior parte dei quali sono in realtà apologeti della propria fede o di interessi privati.

In ottobre, ad esempio, il governo svedese ha completato un’approfondita indagine sulle “sette”. Il comitato governativo ha ispezionato le strutture di molti gruppi, parlato con le famiglie e con i rappresentanti dei movimenti ’anti-sette’ e indagato su rapporti allarmanti che di tanto in tanto sono apparsi nei mass media su alcuni gruppi. Le conclusioni sono state che non vi è la necessità di alcuna azione da parte del governo, dal momento che le lamentele erano spesso basate su “malcomprensioni, esagerazioni e, a volte, su pura disinformazione”.

Il governo federale svizzero, dopo una completa indagine, è arrivato a conclusioni simili. La Commissione di Sicurezza svizzera ha concluso che non era necessaria alcuna azione contro le “sette”. Il rapporto della Commissione afferma che la discussione sulle “sette” dovrebbe essere condotta su un piano dottrinale e che non dovrebbe “sfociare in un intervento da parte dello Stato”.

Fanatismo Privato

Sebbene il comportamento a livello governativo dell’Italia in materia di diritti umani non sia stato criticato alla conferenza dell’OSCE, nel nostro paese non mancano agitatori dell’intolleranza. Questa fazione è stata tenuta in scacco da cittadini attenti, mass media e gruppi operanti nel campo dei diritti umani. Eppure, tale fazione può trarre in inganno. Afferma di essere “anti-sette”, ma in realtà si oppone alla libertà di religione.

La differenza sta in quello che tali gruppi affermano pubblicamente ed in ciò che dicono in privato, come dimostrato dalle ignobili parole di Edoardo Andreotti Loria, membro di un gruppo chiamato ARIS (Associazione per la Ricerca e Informazione sulle Sette).

Durante una riunione a porte chiuse, dove pensava che le sue parole non avrebbero oltrepassato la porta della stanza, Loria ha detto: “Qua siamo in piena mafia; noi siamo una associazione mafiosa, in questo momento. Tienilo presente. Perché abbiamo una idea della libertà che è diversa dalla libertà degli altri, capisci?”

Un giorno, il fondatore dell’ARIS, Ennio Malatesta ha persino ammesso di aver fondato il suo gruppo con falsi presupposti. Fingendo un interesse nello studio dei nuovi gruppi religiosi, Malatesta voleva in realtà aggirare la legge, al fine di procurarsi documenti coperti da segreto istruttorio. “... io ho fatto questa associazione unicamente per Scientology; perché questo: perché ad un certo momento per avere...prima della chiusura dell’inchiesta noi sapevamo che c’erano state altre denuncie, però il magistrato non poteva darci l’elenco, darci delle cose, se non.. perché io, Malatesta, ero un privato cittadino, una qualsiasi persona, allora poteva darle solamente a un’associazione o comunque a persone autorizzate”.

Qualsiasi sia la cosa che i membri dell’ARIS dicano di se stessi, la verità si vede dalle loro azioni. Nel 1988 Malatesta ha collaborato nel portare in Italia il pluricondannato Ted Patrick al preciso scopo di sequestrare ed aggredire violentemente una giovane donna, la fede religiosa arrogantemente considerata “sbagliata” dai membri dell’ARIS.

Sebbene Malatesta sia riuscito ad evitare una condanna penale per tale violazione, altri violenti criminali in molte altre nazioni non sono stati così fortunati e sono stati messi in prigione.

Per evitare la minaccia di un’indagine penale, l’ARIS ed altri fanatici non si fermeranno di fronte a niente. Il loro attuale piano si accentra sul tentativo di persuadere i politici a far rivivere la legge fascista sul “plagio”, cancellata dal codice penale nel 1981 in quanto incostituzionale.

La doppiezza dei rappresentanti dei gruppi “antisette” è inequivocabile: il loro desiderio di instaurare nuovamente una legge sul plagio non ha niente a che vedere con il fatto di mettere al bando la coercizione. È esattamente il contrario: uno sforzo di rendere “legali” le loro attività di manipolazione.

Se riescono a persuadere i legislatori che una persona può essere sottoposta al “lavaggio del cervello” e indotta quindi a cambiare la propria fede, i sostenitori del “plagio” non dovranno più rischiare di essere accusati di sequestro di persona e aggressione: presumono che le forze di polizia impiegate dallo Stato si prenderanno cura di sequestrare chiunque abbia abbracciato una fede religiosa “sbagliata”.

Fortunatamente, l’idea del “lavaggio del cervello” presumibilmente praticato dalle religioni, è stata completamente scalzata da autorità scientifiche, tra le quali l’Associazione Psicologica Americana (APA). I propagandisti “anti-sette” hanno cercato di nascondere questo rigetto scientifico delle loro teorie, ma la posizione dell’APA sul mito del “lavaggio del cervello” è inequivocabile.

Pretese prive di fondamento scientifico

La sostenitrice principale della teoria secondo la quale una conversione religiosa può essere ottenuta tramite “lavaggio del cervello” o “persuasione coercitiva” è la psicologa americana Margaret Singer.

In origine, nel 1983, l’Associazione Psicologica Americana (APA) aveva approvato una proposta di indagine formale che la Singer doveva condurre su questo soggetto, ma nel 1987 (e ora sono passati più di 10 anni) l’APA era arrivata alla conclusione che la teoria della Singer sulla persuasione costrittiva “non fosse accettata dalla comunità scientifica”.


“Non è compito degli Stati giudicare cosa è religione e cosa non lo è.”
– Unione Europea

 

La Singer e i suoi devoti italiani del “plagio” hanno cercato di dimostrare che l’APA non intendeva dire quanto affermato. Comunque, il messaggio è stato ripetuto così tante volte che non vi possono essere dubbi: l’idea della “persuasione coercitiva” o “plagio” da parte delle religoni, è in se stessa un concetto fuorviante. Viene promossa da persone che cercano di inculcare una propria visione sugli altri, anche ricorrendo all’uso di sequestratori professionisti come Ted Patrick, quando tutto il resto si dimostra vano.

L’undici maggio 1987 il Consiglio di Responsabilità Sociale ed Etica dell’APA ha affermato che “il rapporto conclusivo della task force della Singer era da rigettare in quanto “carente di rigore scientifico e di approccio imparziale, elementi essenziali per l’approvazione da parte dell’APA.”

Studiosi esterni selezionati dall’APA per condurre una revisione indipendente del lavoro svolto dalla Singer, si sono dimostrati ancor più critici. Il dottor Jeffrey D. Fisher dell’Università del Connecticut ha definito il rapporto della Singer “di carattere non scientifico”, “prevenuto” e “a volte ... caratterizzato dall’uso di tecniche indirette e fuorivianti di persuasione e controllo, proprio la cosa sulla quale si doveva indagare... a volte le motivazioni sembrano viziate al punto di apparire ridicole.”

“La parte storica sulle ’sette’ “ - ha scritto Fisher - “appare più un incoerenza isterica che un rapporto scaturito da una task force scientifica”.

L’altro revisore indipendente selezionato dall’APA, il dottor Benjamin Beith-Hallahmi, è molto conosciuto per la sua mancanza di simpatia per le “sette”. Nonostante ciò, Beith-Hallahmi ha scritto che “mancando di teoria psicologica, il rapporto [della Singer] fa ricorso a sensazionalismo, nello stile di alcuni giornali scandalistici.”

Politica da Giornali Scandalistici

La possibilità che l’ARIS riesca a persuadere i politici italiani ad accettare “il sensazionalismo da giornale scandalistico” della Singer può sembrare molto remota. Comunque la storia - e le azioni intraprese da altri paesi europei, discusse nell’incontro di ottobre dell’OSCE - ci mostrano un quadro differente. I governi hanno (spesso) adottato una politica totalitaria per imporre le loro richieste o per controllare il pensiero dei cittadini. Ed è questo il motivo per cui Mussolini aveva originariamente dato vita alla legge sul plagio: affinché ricadesse nell’illegalità il fatto che i cittadini italiani “persuadessero” altri del fatto che forse il fascismo non fosse la cosa migliore per il nostro paese. In altre parole, chiunque avesse la volontà o la capacità di pensare in modo indipendente e che esprimesse tali pensieri ad altri, sarebbe stato accusato di aver violato la legge sul plagio.

Siamo sicuri che, se oggi qualcuno in Italia dovesse prendere in seria considerazione questa proposta, la reputazione dell’Italia non risulterebbe positiva alla prossima conferenza dell’OSCE.


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