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 Informazioni ed inchieste di interesse pubblico edite dalla Chiesa di Scientology International

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DIRITTI DELL OUMO

Chiesa di Scientology Internazionale
PROCLAMA SU RELIGIONE, DIRITTI UMANI E SOCIETÀ

Proclamato e promulgato oggi, 17 settembre 2003, a celebrare l’Inaugurazione Solenne dell’Ufficio Europeo degli Affari Pubblici e per i Diritti Umani della Chiesa di Scientology Internazionale, Rue de la Loi 91, Bruxelles

PREMESSA

Oggigiorno la religione è oggetto di molte discussioni e considerazioni critiche. Nondimeno, non vi è stato un momento in cui la sua influenza civilizzante abbia rivestito un’importanza maggiore. Il fondatore della religione di Scientology, L. Ron Hubbard, ha affermato che la religione rappresenta il primo criterio per tastare il polso della comunità.

“Quando la religione non è influente nell’ambito della società, o ha cessato di esserlo, è lo stato ad ereditare tutto quanto il fardello della pubblica moralità, del crimine e dell’intolleranza,” scriveva. “Deve allora fare uso di misure punitive e poliziesche. Ciò, tuttavia, risulta vano, dal momento che moralità, integrità e rispetto di sé, quando non siano già insiti nella persona, non le possono essere imposti a forza con gran successo. È solo con una consapevolezza spirituale, e infondendo il valore spirituale di tali attributi, che essi vengono a sussistere. Per essere moralmente integri, devono sussistere ragioni e motivazioni emotive maggiori che non la minaccia di umane sanzioni disciplinari.”

Tommaso d’Aquino riteneva che la dottrina sacra è una scienza che procede da principi resisi noti alla luce di una scienza più elevata, la scienza di Dio e, in considerazione del fatto che tanto la fede quanto la ragione sono alla scoperta della verità, che un conflitto tra di esse è impossibile, dato che ambedue hanno origine in Dio. Perciò, invece di trovarsi in opposizione, religione e scienza dovrebbero essere l’una complementare all’altra, con la religione a fornire una mano guida a reggere le redini delle enormi scoperte scientifiche della nostra era così che siano al servizio della pace, della tolleranza e dei diritti umani, con beneficio di tutti.

Viviamo in un mondo in cui molte delle soluzioni proposte come rimedi ai pressanti problemi che lo affliggono non tengono conto della natura spirituale dell’umanità. L’avere elevato lo psichiatra senz’anima al di sopra del sacerdote non ha ottenuto nulla per risolvere tali problemi. Al contrario, l’esplosione dell’intolleranza, la piaga della droga, l’incremento negativo dell’analfabetismo, del crimine e dell’immoralità, e la rapida ascesa del terrorismo e della conflittualità internazionale dimostrano quanto sia futile cercare di risolvere tali problemi per mezzo di soluzioni meramente scientifiche.

La religione ed il credo hanno un ruolo critico da giocare nella società, non solo per il singolo, ma per la società come insieme. La Chiesa di Scientology ritiene che il riaffermare la supremazia dell’umano spirito porterà a una rinascita nella nostra civiltà. Fondandoci su tali presupposti, crediamo che l’adesione ai principi che qui seguono costituirà un fondamento dal quale promuovere la libertà di religione, la giustizia e la pace nel mondo, e la protezione dei diritti umani.

DIRITTI DEL SINGOLO

1. Ogni persona, indipendentemente da razza, colore, sesso od etnia di appartenenza, è un essere spirituale degno di rispetto e meritevole di dignità.

2. Ogni persona ha, nell’interesse del bene comune, la responsabilità di agire al fine di migliorare la propria famiglia, la propria comunità e tutta quanta la società. Come ha scritto L. Ron Hubbard, “Un essere ha valore nella sola misura in cui può servire gli altri.”

3. Ogni persona ha il diritto di stabilire la propria fede ed il proprio credo. Tale diritto include la libertà di scegliere di propria volontà di cambiare la propria religione o le proprie credenze. Né lo stato né alcun gruppo religioso possiede il diritto di controllare, sia direttamente che indirettamente, le convinzioni religiose della persona. Né lo stato può precludere alla persona la libertà di associarsi a gruppi religiosi, o dissociarsi da essi.

4. Ogni persona ha il diritto di associarsi con altri, organizzarsi con loro per scopi religiosi ed esprimere, praticare e promulgare pubblicamente le proprie credenze religiose. La libertà di religione e credo deve includere il diritto a possedere le scritture ed i testi della religione che si è scelta, tenere servizi religiosi in privato ed in pubblico, e crescere i propri figli nelle tradizioni della propria religione, senza interferire nel loro medesimo diritto alla libertà di religione o credo, e nel loro esercizio di tale diritto non appena abbiano raggiunto la maggiore età.

RESPONSABILITÀ PER LA PROTEZIONE E LA PROMOZIONE DEI DIRITTI UMANI

5. Gli stati debbono efficacemente proteggere il diritto alla libertà di religione di tutti i cittadini, i gruppi di cittadini, genitori e membri adolescenti della comunità, assicurandosi che la loro politica nei confronti delle minoranze religiose si conformi ai principi di equità e non discriminatori tanto nel settore pubblico che nel privato. Gli stati non possono arrogarsi la responsabilità circa la coscienza del singolo promuovendo, imponendo o censurando una specifica fede o credenza, o discriminando in base ad una fede o credenza. Gli stati devono favorire un clima di tolleranza nei confronti delle fedi minoritarie. Se dovessero insorgere discrepanze tra uno stato ed una religione, lo stato dovrà in buona fede intavolare un dialogo con tale religione, impiegando a livello nazionale ed internazionale, per risolvere tali dispute, misure atte a prevenire il conflitto.

6. Ogni restrizione alla libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo sarà permessa soltanto nel caso in cui (a) sia prescritta dalla legge, (b) sia necessaria a proteggere la sicurezza, l’ordine, la salute o la morale pubblica, e (c) impieghi le minime misure restrittive necessarie, ad assicurare che la modalità del loro impiego sia tale da non inficiare i diritti individuali e collettivi alla libertà di pensiero, coscienza e religione. Gli stati non debbono abusare dei propri poteri esecutivi o di controllo per giustificare azioni che, direttamente od indirettamente, violino credenze o pratiche religiose. Interventi, spacciati per necessità di ordine pubblico, atti a portare in giudizio persone o gruppi colpevoli di praticare la propria religione costituiscono tribunali d’inquisizione che violano libertà fondamentali.

7. Razzismo, xenofobia, sessismo, discriminazione etnica ed ideologica, ed ogni forma di discriminazione religiosa rappresentano un flagello per la società, e vanno condannati.

8. Come contemplato dettagliatamente nella Dichiarazione dei Principi sulla Tolleranza promulgata dall’UNESCO, i mass media hanno l’obbligo di evitare di diffondere informazioni che siano denigratorie per le minoranze, il che include le pratiche e credenze delle religioni minoritarie. La tolleranza favorisce i diritti umani ed il pluralismo, pretendendo che si rispettino, si accettino e si apprezzino le diversità di religione, razza, etnia e cultura che arricchiscono il mondo in cui viviamo. Non è solo un dovere morale: è anche un requisito di legalità. Gli stati debbono rimanere strettamente neutrali su questioni religiose. L’informazione pubblica e le campagne educative da parte dello stato che riguardino gruppi di minoranza non debbono essere discriminatorie o diffamatorie, né contaminate da indottrinamento ideologico o di parte. Parimenti, i mass media debbono giocare un ruolo costruttivo, evitando di incoraggiare xenofobia, razzismo, sessismo, antisemitismo, e l’esclusione, l’emarginazione, la denigrazione e la discriminazione nei confronti di minoranze religiose e d’altro genere.

9. Gli stati debbono rispettare e promuovere il pluralismo e le diversità, poiché senza tali fattori non può esistere giustizia. Le persone vanno trattate in egual modo indipendentemente dal colore, dalla razza, dalla religione, dal sesso, dall’etnia, o da altre caratteristiche che li contraddistinguano.

10. In molte parti del mondo si hanno gravi episodi di intolleranza e discriminazione, a detrimento di diritti umani e libertà basilari. Stati ed organizzazioni del settore privato debbono attenersi alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, alla Dichiarazione del 1981 delle Nazioni Unite sull’eliminazione di ogni forma d’intolleranza e discriminazione per motivi di religione o credenza, ai Commenti Generali della Commissione per i Diritti Umani circa l’articolo 18 che definisce “Religione” e “Credenza” e proibisce la discriminazione nei confronti delle nuove fedi e delle fedi minoritarie, e ad ogni altro documento ufficiale, internazionale e regionale concernente i diritti umani, così da promuovere una cultura di tolleranza, e proteggere i diritti umani di tutti quanti alla libertà di religione e di opinione.

DIRITTI DEI BAMBINI

11. I diritti di ogni bambino debbono essere assicurati e protetti senza alcun genere di discriminazione che risulti irrispettosa della razza, del colore, del sesso, della lingua, della religione, dell’opinione politica o d’altro genere, della nazionalità, delle origini etniche o sociali, del patrimonio, delle invalidità, della nascita o altro stato del bambino o dei suoi genitori o tutori legali.

12. Le istituzioni didattiche debbono operare alacremente e sinceramente a promuovere nelle scuole una cultura di tolleranza verso le minoranze e le diversità ideologiche. Debbono assicurare che le minoranze religiose, razziali ed etniche vengano ritratte sotto una luce favorevole nei testi didattici, tramite la creazione di materiali didattici e corsi che celebrino il pluralismo e la diversità.

RAPPORTI TRA CHIESE E STATO

13. Chiese e Stato debbono essere separati. Nondimeno, senza imposizione di alcun complesso di credenze, le istituzioni religiose e lo stato debbono lavorare assieme a risolvere i problemi essenziali che affliggono la società. Le organizzazioni religiose hanno il diritto e la responsabilità di impegnarsi in opere positive da cui la società tragga beneficio e miglioramento.

14. In quest’epoca di viaggi intercontinentali e comunicazioni internazionali istantanee, il destino che ci aspetta è una società multiculturale. I differenti gruppi religiosi razziali ed etnici debbono imparare a rispettarsi reciprocamente ed a vivere in pace e in amicizia. Ove unirsi per aiutare a superare le barriere e risolvere il conflitto.

LIBERTÀ DI PAROLA E GOVERNO APERTO AL PUBBLICO

15. La libertà di opinione ed espressione sono il cuore della democrazia. Ognuno ha diritto di avere le proprie opinioni senza interferenze e diritto alla libertà di espressione, il che include la libertà di scoprire, ricevere e diffondere informazioni ed idee d’ogni genere, senza curarsi di frontiere, sia verbalmente che tramite qualunque mezzo di comunicazione di sua scelta. Nessuno può essere oggetto di alcuna forma di restrizione, nocumento o sanzione a causa di dichiarazioni, opinioni o credenze che abbia espresso.

16. Gli stati debbono attenersi ai Principi di Johannesburg in merito a sicurezza nazionale, libertà di espressione e accesso all’informazione. Le istituzioni pubbliche debbono essere facilmente accessibili al cittadino. Con un governo aperto al pubblico si guariscono gli eccessi di segretezza e si pone un baluardo alla corruzione. Non si deve abusare di considerazioni di sicurezza nazionale come scusanti per negare al cittadino l’opportunità di avere accesso alle azioni del proprio governo per esaminarle.

17. I ruoli ricoperti da legge, equità e giustizia vengono minati alla base dalle false informazioni e dalla propaganda di odio diffuse sui gruppi minoritari ed i loro aderenti. Gli stati debbono assumere la prassi di serbare soltanto le informazioni accurate, neutrali e necessarie concernenti i singoli e le organizzazioni. Chiunque deve godere di ragionevole facoltà di accesso alle informazioni in possesso del governo che lo riguardino. Qualora tali informazioni risultino false, ognuno deve aver diritto di accertarsi che vengano corrette.

LIBERTÀ DA TRATTAMENTI INUMANI

18. Nessuno deve essere giustiziato. Gli stati debbono abolire la pena capitale. Anche un solo innocente giustiziato ingiustamente è un giustiziato di troppo.

19. Nessuno deve essere costretto a subire trattamenti di elettroshock o psicochirurgia, o la somministrazione forzata di farmaci tali da alterare la mente. Gli stati debbono mettere fuori legge tali abusi.

DEMOCRAZIA E PACE

20. I regimi totalitari sono inaccettabili, dal momento che negano sistematicamente i diritti umani e perseguono la soppressione di libertà fondamentali. Le organizzazioni intergovernative, gli stati democratici, le organizzazioni religiose e per i diritti umani devono operare assieme a singoli ed organizzazioni di tali nazioni per condurre campagne volte a restaurare pacificamente principi e valori democratici negli stati totalitari.

21. La guerra non è la risposta. Nell’era nucleare, proprio non possiamo permetterci conflitti armati per risolvere dispute nazionali od internazionali. In presenza di conflittualità, le istituzioni debitamente costituite e riconosciute, la diplomazia ed il dialogo rappresentano strumenti di gran lunga migliori per risolverne le dispute, senza far uso della guerra e debbono costituire gli strumenti principali impiegati dalle Nazioni Unite e dalla comunità internazionale per evitare il conflitto armato. Le religioni debbono operare assieme in armonia a promuovere il dialogo, la pace e la tolleranza, creando in tal modo un’atmosfera di fiducia e comprensione capace di appianare le differenze che, storicamente, hanno dato adito all’odio ed alla guerra.

22. La democrazia è la migliore forma di governo che sia stata concepita. Mette al bando la tirannia e relega il governo al ruolo di ente al servizio della comunità, invece di essere la comunità al servizio del governo. I cittadini vanno incoraggiati a prendere parte agli affari civici e ad occuparsi del processo del governare, votando e presentando petizioni al proprio governo per avere riforme e far riparare i torti. L’effettiva qualità di una democrazia si manifesta da come il suo governo offra pieni ed uguali diritti alle minoranze.


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