La gara contro gli istinti selvaggi dell’uomo Di L. Ron Hubbard
Gli attuali avvenimenti mondiali ci costringono a prendere atto che, in qualche modo, la razza umana sembra aver fatti pochi progressi rispetto ai passi da gigante compiuti nelle scienze e nella tecnologia. In poco più di un decennio, la nostra civiltà ha dovuto confrontarsi con la pulizia etnica nei Balcani, il genocidio in Africa, un terrorismo dalle proporzioni gigantesche – e la conseguente risposta militare – e un numero infinito di altri conflitti. Per non parlare di un aumento mondiale della diffusione della droga, del crimine e della violenza.
L’articolo che segue, pubblicato integralmente per la prima volta nel libro Scientology, Una nuova ottica sulla vita, tratta l’enigma umano dei continui bagni di sangue e delle distruzioni. E come dichiara l’autore, le soluzioni esistono.
Per cinquantamila anni l’uomo si è trovato di fronte all’enigma di se stesso e dei suoi simili. L’uomo è stato costretto alla condizione di vittima, dagli istinti e dagli impulsi brutali che gli hanno imposto di erigere, per la sua stessa sicurezza, prigioni, codici legali e complessi sistemi sociali. L’uomo non si è sentito al sicuro dall’uomo e, invero, la condotta dell’uomo nel corso dei secoli non ha dato molta ragione alle credenze e alla fede: guerre, assassini, incendi dolosi, slealtà e tradimenti, cinismo e distruzione hanno deturpato i suoi progressi, tanto che la storia stessa è una lunga serie di battaglie, delitti e fiumi di sangue.
Quando si insegna ad un bambino la storia, che cosa gli si insegna? Gli si insegna che questa città ha distrutto quella città, che questo re è stato assassinato da quella donna, che quella guerra ha cambiato i confini da un lato e dall’altro. È un quadro piuttosto strano per un essere civilizzato. Nemmeno le scimmie si dedicano a cose simili.
Messo a confronto con questo aspetto, in se stesso e nei suoi compagni, l’uomo ha cercato a lungo una risposta all’enigma del suo comportamento, ha cercato di rimediare a quel suo comportamento. Molto prima del filosofo greco Diogene, l’uomo era già in cerca di risposte alle sue domande. A Babilonia, in Caldea, in India e persino nei remoti tempi primitivi, quegli uomini che erano in grado di ragionare, si preoccupavano per la condotta antisociale e irragionevole dei loro simili. La ricerca dell’uomo per trovare una risposta al proprio enigma fu accelerata, durante il secolo scorso, da due cose: la prima era l’energia e la curiosità di Sigmund Freud, e la seconda fu la matematica di James Clerk Maxwell e i suoi studi sull’energia nell’universo fisico. Queste due cose nacquero quasi simultaneamente.
Freud lavorò senza la conoscenza dell’universo fisico, conoscenza che fu sviluppata negli anni che seguirono i suoi tentativi iniziali. Freud non era uno scienziato che si occupava di fisica. Se mai, era un mistico. Secondo la teoria di Freud, l’uomo ha sepolti dentro di sé certi istinti brutali e talvolta incontrollabili, che lo inducono ad agire nel modo in cui agisce. Freud diceva che i turbamenti dell’uomo provenivano da questi istinti e dal tentativo dell’uomo di reprimerli. Sentite bene cosa dice questa teoria. È stata formulata senza prove e senza il fenomeno di osservazione necessario per dimostrarla. È stata formulata in quanto fortunata supposizione, forse, ma è stata formulata. Freud non risolse mai uno di questi istinti né mai lo misurò. Disse che esistevano. Questo è tutto ciò che fece. La teoria fu aggiunta all’insieme di dati già accumulati riguardo alla mente umana.
Supponiamo che io stia per annunciarvi che gli istinti selvaggi di base – gli istinti che portano l’uomo ad uccidere, ad assassinare e a entrare in guerra – possano essere controllati, misurati, sperimentati con una chiarezza e precisione mai raggiunta prima in questo campo.
Esistono tecniche di applicazione molto adatte ad occuparsi di questi istinti selvaggi di base, poiché, in definitiva, questo è quello che sono. Vivendo con le bestie della giungla e assaliti ad ogni pie’ sospinto dalla morte e dal terrore, i primi uomini non potevano fare altro che sviluppare reazioni brutali. Adesso ha una civiltà, tutta impostata per bene, che dovrebbe funzionare secondo i piani, dove tutti dovrebbero essere liberi e felici, dove non ci dovrebbe essere bisogno di nessuna legge e dove le prigioni dovrebbero rimanere vuote, dove non ci dovrebbe essere insania, e dove ci dovrebbe essere abbondanza di cibo. Questo sarebbe un vero controllo dell’ambiente e dell’uomo, ma purtroppo non abbiamo una situazione del genere. Uccidere, unghie e denti: questi istinti, probabilmente, sono stati portati avanti fino al mondo moderno e civilizzato, così che, oggi, si può effettivamente indurre un uomo ad acconsentire di andare a farsi addestrare su come brandire un fucile per sparare ad un altro uomo in nome di qualcosa.
L’uomo non è stato capace di sfuggire alla sua eredità. L’abbiamo scoperto. È alla disperata ricerca di qualche metodo per porre freno alla brutalità dei suoi simili o persino quella sua. Forse in tutta quella brutalità è motivato da tutti i crimini che risalgono ai giorni passati e che rimangono, in qualche modo, istinti inculcati.
Beh, quali sono questi istinti? Dove si trovano? Quanto sono brutali? Come si fa a sbarazzarsene? Poiché, ovviamente, se qualcosa esiste, si può di certo fare qualcosa in proposito. Inoltre, come reagirebbe, l’uomo, se si sbarazzasse veramente di questi istinti? Anche a questa domanda bisogna rispondere. Va benissimo avere tante teorie. Le teorie sono cose bellissime. Fintantoché non si riscontrano dei fenomeni, si possono avere tutte le teorie che si vuole. Questa è una regola dell’ingegneria. Si elabora una teoria e quindi si cerca di applicarla alla cosa e se non si può applicare all’universo fisico, si getta via e se ne elabora un’altra. Purtroppo, il campo della mente è stato capace di accumulare un incredibile numero di teorie senza imbattersi nel benché minimo fenomeno per dimostrarle o confutarle. Se siamo in possesso di una teoria sull’istinto brutale, dovremmo certamente scoprire se si tratta di una teoria buona o cattiva, se è dimostrabile, se esistono dei fenomeni. Se si scoprisse che, una volta che si è eliminato l’istinto, l’uomo è buono e libero e se egli potesse raggiungere l’interno di sé ed eliminare questo istinto assassino, brutale e selvaggio, allora si potrebbe risolvere il problema.
Per fortuna. L’uomo è fondamentalmente buono e tra di lui e questa bontà c’è di mezzo un passato selvaggio e contorto. L’ha ereditato grazie a secoli di esistenza, grazie a secoli di vita selvaggia e grazie agli istinti che doveva usare nel suo stato di uomo primitivo e selvaggio. Li ha ancora, essi sono lì e ne esiste una completa registrazione.
Per quanto strano possa sembrare, il suo istinto di base è quello di proteggere e di aiutare i propri simili, se stesso. Non è un individualista, del tipo “prima vengo io”. Tuttavia ha ereditato questi istinti, ed essi lo intralciano e lo fanno agire come se pensasse solo a sé. Non c’è nessuno che non abbia fatto degli ardui tentativi per aiutare i propri simili, nessuno. E non c’è nessuno che non sia stato colpito per averlo fatto.
Questa è una cosa buffa. Ecco qui una creatura che ha intenzione di aiutare, che vuole stare in comunione con i suoi simili, che vuole essere amata, che vuole l’incolumità e allo stesso tempo l’avventura, che vuole che vi sia una civiltà unificata. Ce lo ritroviamo completamente dilaniato, dentro di sé e tra il suo gruppo, cosicché tutto quello che realmente fa in proposito, è brontolare, delirare e fare la guerra. Eliminate l’impulso selvaggio, antisociale dell’uomo – di qualsiasi uomo, donna o bambino – ed egli è più libero di agire, perché adesso può agire. Abbiamo trovato gli istinti e ciò che fa da coperchio alla mente inconscia – alla mente subconscia – e il contenuto di tale mente subconscia. Questo è interessante, ma è persino più interessante il fatto che quando si porta via forza e potere a un’individualità brutale, la natura dell’individuo cambia, per cui ha un maggior successo rispetto a prima. È la stessa persona di sempre, ma non è più repressa, schiacciata, priva di successo, infelice. Gli si può affidare qualcosa, in tutta sicurezza.
Forse, oggi, in un mondo concitato, sarebbe possibile fare qualcosa nei confronti dei criminali, dei malati di mente, della guerra e dell’odio antisociale che l’uomo nutre per l’uomo.
Possiamo fare qualcosa per il selvaggio in abiti civilizzati, prima che rovini il mondo e tutta l’umanità? Questa è una domanda a cui il futuro dovrà rispondere.
Tutte le agevolazioni che possediamo e tutta la conoscenza che abbiamo acquisito è a vostra disposizione.
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