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DIRITTI DELL OUMO

Gruppi anti-culto: inquisitori occulti
Segni di ipocrita intolleranza a Cagliari

Si infiltrano nel Ministero degli Interni e organizzano strumentali azioni antireligiose

Ci troviamo nuovamente a esporre nuovi sviluppi di questa incredibile vicenda che riguarda direttamente non solo gli scientologi, ma ogni altra minoranza religiosa in Italia, e dovrebbe interessare tutti coloro che hanno a cuore la democrazia, il pluralismo e le libertà fondamentali dell’uomo.

Nella rete Internet vengono esposti dei retroscena che, se comprovati, farebbero della Sardegna un punto cruciale dell’intolleranza e della discriminazione religiosa, come esposto nell’articolo che segue. È giusto che la Sardegna conosca anche l’altra faccia della medaglia ma, soprattutto, la verità.

Le accuse hanno reso un imbarazzante capitolo della nostra democrazia persino peggiore. Un “cospiratore pentito” ha rivelato una serie di prove altamente credibili al sito Internet www.tellitall.org, mettendo a nudo una rete di “spie” in Italia. Altri siti forniscono ulteriori documenti e connessioni che stanno accreditando la vicenda e rivelando l’ipocrisia che si nasconde dietro di essa. Tra questi anche

http://web.tiscali.it/esti_ora/ e http://digilander.libero.it/antiniente/index.html che descrivono le connessioni cagliaritane di questa rete.

Queste “spie” non conducono azioni di intelligence militare o spionaggio industriale. Stanno invece cercando di sovvertire un’organizzazione religiosa, una che ha prevalso su tutti i palesi tentativi di sovvertirla: la Chiesa di Scientology. Paralizzati senza speranza da mancanza di prove, i cospiratori apparentemente si sono trovati a dover creare prove e incidenti dove non esistono, nella speranza di riesumare la vecchia inchiesta avviata dal giudice istruttore Guicla Mulliri quasi due decenni orsono.

Questa rete di “spie” è coordinata da alcuni individui su Internet, molti dei quali sono autori di siti critici. In modo codardo hanno sfruttato l’anonimato della rete per la loro propaganda, convogliando bugie ai mezzi d’informazione e ai giudici e stimolando le autorità a mettere in atto delle leggi dispotiche.

La persona che ha messo a nudo la rete e che ha fornito i materiali per il sito Internet spiega le ragioni del suo voltafaccia: “Qualche tempo fa, pensando fosse cosa giusta e nobile,” dice, “ho aderito con entusiasmo alla causa del movimento anti-sette, o dei ‘critici’, come amano definirsi eufemisticamente. Poco più di un anno di collaborazione mi ha aperto gli occhi e ho capito che sono cialtroni, quanto e più dei santoni e dei settaioli. Ho assistito alla fabbricazione sistematica di notizie allarmistiche, ho visto come vengono prodotte le peggiori calunnie, sono stata testimone di tresche con giornalisti e ‘scettici’ servi delle loro tasche e dei loro interessi di parte (vero Martinuzzo?). Mi ha nauseato la collusione con funzionari pubblici disonesti e le pressioni indebite, tentate o riuscite, su magistrati e poliziotti (vero Akuzzo?). So che hanno infiltrato le loro spie nelle sette per causare incidenti, carpire informazioni, anche a pagamento, e trafugare documenti (vero Gerry e Roberta?). Tra non molto vedremo proporre speciali leggi o “commissioni parlamentari di indagine sulle sette”, rese “necessarie” dagli incidenti creati ad arte da questi individui e sostenute dai loro “lobbisti” parlamentari. Una vera associazione per delinquere (art. 416 c.p.) organizzata al fine di diffamare con tutti i mezzi il gruppo o la ‘setta’ a loro inviso, e finalizzata all’istigazione dell’odio e della discriminazione religiosa; il tutto compiuto abusando di mezzi e anche di uffici preposti a ben altri scopi di pubblica utilità. Ritengo doveroso e onesto denunciare un simile mercato di menzogne e atti illeciti: il fine non giustifica i mezzi, non in questo caso almeno.”

Conclude scusandosi per l’anonimato, “... non sono vile, ma questa gente è veramente pericolosa e ha i mezzi per mettere a tacere chiunque.”

Influenzare la magistratura

Se tutto ciò sembra la trama di un libro giallo, ecco alcuni stralci delle conversazioni poste in Internet riguardo le attività di questo gruppo antireligioso che lavora nell’ombra e che ha connessioni solide con persone e gruppi non certamente nell’ombra.

Nella sezione “Personaggi e Interpreti” del sito vengono riportati i nomi di coloro che coordinano le attività. Tra questi “AKA: Pseudonimo di un funzionario del Ministero dell’Interno che tira le fila di questa rete di “critici”. Raccoglie informazioni sulle sette tramite i gestori dei siti Internet ‘Allarme Scientology’, “Scientology: controllo Mentale” e tramite vari individui sparsi sul territorio italiano. Usa queste informazioni per causare incidenti, istigare indagini giudiziarie, fomentare stampa scandalistica, eccetera..... Aka usa il server ufficiale del Ministero dell’Interno, gestito dal Dipartimento Pubblica Sicurezza per spedire e ricevere le sue e-mail.” Nel commentare un messaggio di posta elettronica, l’autore del sito sostiene che “Aka sta chiedendo a Roberta dove può trovare documenti interessanti da sequestrare (!!!) all’interno delle sedi di Scientology. Roberta era in grado di soddisfare l’incredibile richiesta di Aka tramite le sue spie (vedremo in seguito come)....”

Appare evidente dalla documentazione che parte delle attività della “rete” sia dedicata a creare casi giudiziari, inchieste giornalistiche e ad influenzare l’andamento, tra l’altro, di una inchiesta in Sardegna. Le e-mail che i vari personaggi si sono scambiate sono esplicative e si riferiscono ad attività di spionaggio all’interno delle Chiese di Scientology italiane:

“Data: 08 Mar 2000 21:11:17 +0100 (CET)

Da: AKA2309487@234.net

A: Gerry Gerry@supereva.it

Re: Proc. Mil.

Ciao, come ci siamo accordati, io ho fatto le ricerche che mi hai chiesto. Voglio essere informato su tutti gli sviluppi che riuscite a trovare e tutte le informazioni riguardo a strategie difensive che le persone che avete all’interno possono avere. Io dal mio canto farò la mia parte.”

La connection cagliaritana

Alcune conclusioni riguardo quello che sembra essere uno scandalo giudiziario-politico le tira il sito sardo “Esti ora e d’accabbai!!! (è ora di finirla)” (http://web.tiscali.it/esti_ora/), precisando che “a Cagliari la legge non è uguale per tutti”:

“Non solo AKA tira le fila di questa rete, ma interviene in prima persona in procedimenti penali già in corso per influenzarne l’esito, e qui ci ricolleghiamo a Cagliari. Uno delle sezioni del sito Tellitall riguarda proprio “l’indagine cagliaritana”. Infatti lo stesso AKA si sarebbe recato a Cagliari per incontrare un certo “P.”, per assicurarsi che l’indagine, condotta dal dottor Pani continuasse nella giusta direzione e si concludesse con la condanna degli adepti di Scientology. “Come faceva AKA a conoscere i dettagli di un’indagine coperta dal segreto istruttorio? Beh, trattandosi di un funzionario del Ministero dell’Interno ha certamente ottimi rapporti con la Digos e con i Procuratori della Repubblica. Infatti entrambi si sono dimostrati piuttosto in sintonia per quanto riguarda il trattamento da riservare alla “setta” in questione. Ma se anche non avesse avuto queste “entrature” professionali, AKA avrebbe potuto contare tranquillamente sul vizietto delle fughe di notizie già denunciato da “Mala Iustitia Calaritana”.”

L’altro, presentato all’inizio, (http://digilander.libero.it/antiniente/) parla di intrecci con personaggi cagliaritani e il coinvolgimento di Giovanni Panunzio nella rete esposta da www.tellitall.org. Panunzio è il controverso direttore, animatore, ricercatore, autore, conduttore, ecc. del “Telefono Antiplagio”, molto conosciuto a Cagliari. L’associazione che ha fondato con l’illusionista Alfredo Barrago, viene definita dal sito il “Telefono Antiniente”, per il fatto che si oppone ad un concetto, il plagio, cancellato dalla democrazia italiana per la sua inconsistenza e la relativa pericolosità come strumento di controllo. Questo concetto sta però venendo riesumato da un gruppo di politici che rendono le attività di Panunzio un’ ottima “spalla” fiancheggiatrice.

“Vi chiederete perché sosteniamo,” spiega il sito, “che il telefono anti-plagio sia in realtà il telefono anti-niente, è semplice:

1. Il reato di plagio previsto dal codice Rocco non esiste più, in quanto cancellato dalla Corte Costituzionale nell’ambito di un processo contro un prete cattolico.

2. Dal punto di vista psicologico il plagio, cioè l’atto di una forte volontà che ne soggioga una più debole inducendola a fare cose altrimenti non volute, viene negato da noti studiosi (sociologi e psichiatri) di tutto il mondo: non esiste il plagio psicologico.

Perciò, sia dal punto di vista giuridico che da quello scientifico, il plagio è uguale a niente.

Stando alle prove fornite dal sito, Panunzio sembra essere un caso eclatante di “trave” e “pagliuzza”, reso ancor più grave dalla sua professione, che è quella di insegnante di religione, con il benestare della curia, come tutti gli insegnanti di religione. Le notizie contenute nel sito in questione rendono la sua posizione ipocrita e – se non fosse per la pericolosità del messaggio che convoglia sfruttando una retorica populista e allarmistica – comica e da spettacolo d’avanguardia.

Ma è necessaria una premessa per comprendere come predicano e come invece razzolano Giovanni Panunzio e Alfredo Barrago. Oltre a gestire il “Telefono Antiplagio”, essi sono infatti gli ideatori e amministratori del giornalino Mai Dire Italia , precedentemente Mai Dire Sardegna , e dei relativi siti Internet. I due amministrano anche il sito www.alfredobarrago.it e sono coinvolti nelle attività del CICAP Sardegna (CICAP – (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni su Paranormale).

Ma vediamo cosa svelerebbe il sito: “Come esempio d’apertura, vediamo con quale coerenza affrontano discorsi scabrosi come la pornografia,” spiega il sito nel descrivere i casi di “trave e pagliuzza” di cui sopra.

“In diverse occasioni i due si sono espressi molto chiaramente a sfavore della pornografia accomunandola alle più vili attività ciarlatanesche e truffaldine. Già dai tempi di ‘Mai Dire Sardegna’, i nostri due personaggi affermano recisamente che la loro rivista “non accetta pubblicità che va contro la morale e la dignità dell’uomo, quali: porno shop, maghi, telefoni sexy, persuasori occulti e truffatori in genere”.

“Questa presa di posizione non è l’impennata moralista di un momento, magari dettata dall’entusiasmo degli inizi. E’ proprio la linea politica di tutte le iniziative della premiata ditta Panunzio-Barrago. Non perdono occasione di bacchettare le autorità colpevoli di non “applicare severamente le norme vigenti in materia di pedofilia e pornografia”.”

L’ilarità si concretizza quando il sito svela le prove della pubblicità fatta a maghi e pornostar dalle riviste, in un numero di volte e di intensità che va al di là dell’errore o della svista, ma diventa una costante fonte di entrata per le testate giornalistiche derivanti da pubblicità di spogliarelli gay in locali per soli uomini, di spogliarelli femminili e di noleggiatori di videocassette pornografiche.

Non solo, ma, come dice il sito “... tutti i dubbi si dissolvono quando si guarda attentamente la pubblicità che si trova sul sito Internet di Mai Dire Italia. In mezzo alla homepage del sito spiccano le parole “BELLE DONNE”. Un paio di click ed ecco che si accede ad un sito indubbiamente porno. Per onore di decenza, abbiamo censurato queste porcherie, ma i cultori del genere possono farsi gli occhi digitando l’indirizzo nel loro browser: http://godendo.top-sex.tv/index.htm, offre la ditta Panunzio Barrago.”

Tutto inventato? Tutto a posto e solo delle grosse sviste? E’ solo una manovra per mettere Giovanni Panunzio, insegnante di religione, in cattiva luce con la gerarchia cattolica dell’isola, da cui dipende? Questo non possiamo dirlo con certezza. Ma sembrerebbero molti gli indizi, non solo quelli esposti dai siti Internet, che fanno pensare.

Una coscienza per i diritti umani

Davanti a una mancanza di prove, tutto ciò che rimane ai cospiratori è la speranza aiutata da manovre illecite, come ha rivelato il pentito di www.Tellitall.org.

La confessione religiosa di Scientology, tramite le sue chiese italiane, ha subito il primo processo ad una religione in Italia, dopo l’entrata in vigore della costituzione repubblicana; con grande risonanza mediatica ha avuto tutte le sue sedi chiuse, tutti i conti correnti sequestrati; alcuni dei suoi fedeli arrestati; altre associazioni ad essa ideologicamente legate con scopi sociali ugualmente chiuse... il processo, iniziato con un’istruttoria di sei anni, e continuato per quattordici anni, con due sentenze della Corte di Cassazione e due giudizi di rinvio. I pochi fedeli che hanno sbagliato sono stati condannati come individui – per molti anni la nostra libertà è stata limitata in base ad accuse dimostratesi infondate e di qualche errore di alcuni operatori che, come dice il Tribunale di Milano, violando la legge hanno violato anche le norme della Chiesa di Scientology.

La confessione religiosa non solo è stata assolta ma ha ottenuto il riconoscimento che le sue organizzazioni sono religiose. La sentenza della Corte d’Appello di Milano dell’ottobre 2000, passata in giudicato, ha confermato la sentenza del Tribunale di Milano del 1991 e oltre un centinaio di altre sentenze e provvedimenti della Pubblica Amministrazione che riconoscono la natura religiosa delle organizzazioni della confessione. Si può sicuramente affermare che per l’ordinamento giuridico italiano Scientology è una confessione religiosa; ogni cittadino italiano dovrebbe rispettarne le determinazioni.

Fortunatamente la democrazia italiana è in grado non solo di nutrire una forte coscienza per i diritti umani, ma anche di individuarne le violazioni e porvi rimedio. Quel pugno di parlamentari anonimi citati nel sito “tellitall” sono una ben esigua minoranza rispetto a quanti interpretano il loro mandato con coscienza e onestà. Prima di proporre “leggi speciali”, alcuni politici dovrebbero guardare in casa loro e il parlamento democratico dovrebbe prestare più attenzione alle faccende interne e ripulire e rendere più credibili le istituzioni democratiche elette dal popolo e regolate dalla nostra costituzione che, oggi, sembra essere l’ultimo vero baluardo della nostra libertà.

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