a stella di Poggiolini alla fine è tramontata. Venire associati al suo nome è cosa che oggi farebbe orrore a coloro che un tempo manovravano per apparirgli al fianco, ad annuire in religioso silenzio ogniqualvolta egli concedeva il proprio “imprimatur” a farmaci inutili... ma lucrosi.
Ma chi ha raccolto l’eredità di Poggiolini? Chi è il nuovo giudice della “validità scientifica” delle migliaia di nuove droghe legali che ogni anno vengono immesse a forza sul mercato, e con quali criteri tale “validità” viene determinata?
L’uomo nuovo è Silvio Garattini. Membro del Comitato Interministeriale per le Sostanze Stupefacenti e Psicotrope e primario portavoce della Commissione Unica Farmaco, direttore dell’Istituto Mario Negri per la Ricerca Farmacologica di Milano, è lui la nuova figura che domina la scena della farmacopea in Italia.
Nell’era poggioliniana, solo le sostanze che passavano attraverso (e lubrificavano) le complesse procedure di esaminazione “tangenziale” di particolari enti e commissioni potevano godere di quell’imprimatur grazie al quale potevane essere messe in commercio.
Analogamente oggi, sotto Garattini, solo le sostanze che superano il vaglio “scientifico” ne ricevono l’autorizzazione. Molti però hanno l’impressione che il regno di Garattini non rappresenti un miglioramento rispetto ai tempi di Poggiolini, che i contribuenti non abbiamo modo di sapere cosa ne sia dei miliardi che vengono stanziati per il Mario Negri e che la salute e la sicurezza del pubblico siano seriamente minacciate dalle procedure poco attendibili con cui le sostanze vengono testate.
Miliardi Spesi Nella “Ricerca”
Alcuni mesi fa Garattini è apparso in TV in bella posa accanto all’allora Ministro della Sanità in veste di uno dei suoi principali consiglieri nell’affare della proteina UK101 di Bartorelli (sostanza che è stata al centro di accese controversie). Quello che Garattini principalmente ha voluto trasmettere è stato un messaggio di prudenza: era consigliabile sottoporre la sostanza ad anni ed anni di sperimentazione.
Consigliabile? Sarà anche così, ma non è che sulla necessità di tale sperimentazione incidano i miliardi e miliardi di lire che il contribuente dovrà sborsare?
Quest’ultimo è certamente tema caro al Garattini che nel 1990, spalla a spalla col Poggiolini, in dibattiti sul futuro dell’industria farmaceutica italiana pontificava sulla necessità da parte del governo di stanziare, per la ricerca, almeno 5.000 miliardi nei 10 anni a venire.
Una voce significativa in stridente contrasto con la visione propugnata dal Garattini di un Mario Negri quale indispensabile santuario di scienza, si leva con Hans Ruesh, autore internazionalmente acclamato del libro I falsari della Scienza.
Ruesh così descrive il Garattini: “... Campione di relazioni pubbliche e formidabile raccoglitore di quattrini, contributi e sussidi vari, statali e privati, ama farsi fotografare, in camice bianco, seduto alla scrivania, e alle spalle una grande fotografia di Einstein, per far capire che qui abbiamo a che fare con uno scienziato coi fiocchi”.
Scienziato che, prosegue il Ruesh, “ha fatto a gara col collega Prof. Trabucchi per scagionare i responsabili della catastrofe della diossina di Seveso”.
Camilla Cederna ha così commentato sull’Espresso, poco dopo che si era verificato l’incidente: “... i dotti dell’Istituto Mario Negri, ben pagati per questo, hanno deciso che il rischio è minimo, dichiarando che esiste un “livello accettabile” di diossina.... In cambio della stupefacente trovata del “livello accettabile”, l’Istituto Negri riceverà dalla Regione attrezzature per 400 milioni ...”.
I quattrocento milioni di lire, evidentemente, hanno aiutato l’Istituto a superare il fatto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità di Ginevra avesse ripetutamente avvertito che non esiste un “livello accettabile” nel caso della diossina, in quanto tale sostanza espleta il suo effetto deleterio anche se presente nell’atmosfera in quantitativi infinitesimali.
Diversi anni prima, con mossa molto conveniente, Garattini era riuscito a far ottenere al suo Mario Negri il riconoscimento di “ente morale” il che garantiva all’istituto, da un lato l’esenzione dalle tasse e, dall’altro, lo stanziamento di ingenti fondi prelevati dalle tasche dei contribuenti. Gli garantiva inoltre l’afflusso alle sue casse di sostanziose donazioni esentasse provenienti da enti privati. Solo nel 1990, ad esempio, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori gli ha versato donazioni per 890 milioni di lire.
Dato che i bilanci del Mario Negri non sono accessibili al pubblico, non ci è dato conoscere che fine facciano esattamente tutti i miliardi che riceve.
Il Massacro Degli Animali Nel Nome Di Una Ricerca Inutile
Hans Ruesh, internazionalmente noto anche come autore di alcuni degli esposti più accurati e documentati contro la vivisezione e la sperimentazione animale, da molti anni critica severamente l’operato in tal senso del direttore del Mario Negri.
“... È nella demagogia che risiede la vera forza del Garattini” ci avverte Ruesh, e ce ne fornisce subito un esempio. “Ecco una delle sue [del Garattini] dichiarazioni abituali, apparsa in un articolo caratteristicamente intitolato “Meglio un gatto oggi che un uomo domani”, a firma Nullo Cantaroni, sul mensile Salve (marzo ’78): “Alle madri che trepidano quando i figli sono malati e invocano la cura risolutiva, vorrei chiedere: come facciamo a fare queste terapie? Come possiamo proporre dei farmaci attivi e non tossici se prima non abbiamo potuto sperimentarli sugli animali?”.
Ruesh riporta, documentandoli, innumerevoli casi in cui la sperimentazione animale si è dimostrata del tutto inutile dal punto di vista scientifico, oltre ad essere dispendiosa, barbarica e crudele. In undici anni, solo in Italia, sono stati oltre 22.000 i farmaci ritirati perché rivelatisi inutili, pericolosi o addirittura, in alcuni casi, estremamente tossici... tutti farmaci la cui “validità” era stata “accertata” con un abbondante impiego di sperimentazione animale.
Ad eclatante dimostrazione del livello di integrità mantenuto dal Garattini nel settore, ben valgono i commenti da lui espressi all’indomani della tragedia creata dal talidomide a migliaia di famiglie. Il Garattini arrivò ad affermare che il disastro si era avuto perché il farmaco non era stato sperimentato su animali gravidi.
Oltre a suonare irresponsabile, tale affermazione è anche una spudorata menzogna. Quando erano nati i primi sospetti sugli effetti dannosi del talidomide sui nascituri, la farmaceutica Grünenthal, produttrice del farmaco, aveva ripreso le prove su animali gravidi e, dati gli esiti negativi, ne aveva tranquillamente confermato la presunta innocuità.
Ne consegue che il farmaco rimase in commercio per alcuni anni, causando indicibili disgrazie: più di 10.000 bambini deformi o nati morti, madri impazzite per il dolore, alcune giunte perfino all’infanticidio.
Garattini ha cercato di darne la colpa all’insufficienza di sperimentazione animale. La verità è invece che i test su animali sono stati effettuati, senza però riflettere minimamente gli effetti che il farmaco avrebbe avuto sull’uomo.
Ma quello del talidomide non è l’unico caso che dimostri quanto la sperimentazione animale sia inutile. Molte sostanze, sia naturali che di sintesi, possono mostrare effetti non dannosi sulle cavie in laboratorio e dannosi sull’uomo, e viceversa. Alcuni esempi:
la penicillina è dannosa per la cavia, non dannosa per l’uomo;
l’aspirina è dannosa per topi, cavie, scimmie, cani, gatti; tuttavia è ritenuta non dannosa (addirittura benefica) per l’uomo;
la clorpromazina (tranquillante) si è rivelata dannosa per l’uomo, non dannosa per tutti i più comuni animali da laboratorio;
la stricnina è dannosa (letale) per l’uomo, non dannosa per scimmie, cavie o polli;
l’amanita falloide è un ottimo fungo mangereccio per il coniglio, ma anche in piccola dose può sterminare un’intera famiglia umana;
la cicuta, con cui si è ucciso Socrate, è innocua per i topi.
Nel Nome Della Scienza
Per quanti camici bianchi con fotografie di Einstein sullo sfondo il Garattini cerchi di sfoggiare, la sua immagine di scienziato vacilla, quando si esamina il sistema che egli rappresenta.
Prendiamo, ad esempio, il settore dei cosiddetti “tranquillanti”, attualmente uno dei più lucrosi tra le droghe psichiatriche. Ogni nuovo tranquillante immesso sul mercato viene presentato come l’ultima novità in fatto di “farmaco portentoso”, “totalmente sicuro” e “privo di effetti collaterali”.
In che modo questa “sicurezza” ed “efficacia” sono state testate?
Eccovi uno degli “esperimenti”: 200 gatti, rinchiusi in una gabbia angusta, ricevono potenti scariche elettriche attraverso la griglia metallica che copre il pavimento. In poco tempo gli animali diventano letteralmente pazzi di terrore e dolore, e cominciano a scagliarsi ferocemente gli uni contro gli altri. Si registra accuratamente quanto tempo ci voglia perché “si inneschi” la crisi di aggressività.
Ormai serviti allo scopo, i gatti impazziti vengono scartati e rimpiazzati con altri “freschi”, su cui viene somministrato il tranquillante da “sperimentare”.
Anche questi ultimi, come i gatti del “lotto” precedente, vengono sottoposti a scariche elettriche fino ad impazzire e a uccidersi reciprocamente. Se nel secondo lotto di gatti l’aggressività si è innescata dopo un tempo maggiore, il farmaco viene definito “efficace”.
Dopo di che, una volta che Garattini o suoi colleghi hanno sprecato i miliardi del contribuente che si sono fatti stanziare per test del genere, i farmaci vengono immessi sul mercato per quello che sarà il vero test. In casi famosi come quello del talidomide, i risultati sono disastrosi. Qualunque giudizio si voglia dare alla sperimentazione animale dal punto di vista morale, prove schiaccianti ne indicano l’inattendibilità. Nel caso di Silvio Garattini e dell’Istituto Mario Negri, andrebbe effettuata un’inchiesta peritale (sia finanziaria che scientifica) per accertare quali insegnamenti di Poggiolini, suo illustre predecessore, stia applicando.
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